Imposte

Irpef, subito il taglio al cuneo fiscale e poi la revisione delle aliquote

Troppa disparità tra il prelievo in Italia e quello Ue. Obiettivo della riforma è un sistema duale

di Giovanni Parente

Il messaggio del ministro dell’Economia, Daniele Franco, al termine del Consiglio dei ministri è stato molto chiaro su dove il Governo intenda intervenire. Punto numero uno: bisogna «ridurre il cuneo fiscale sul lavoro che in Italia è relativamente elevato, per un lavoratore di reddito medio è di 5 punti superiore a quello degli altri paesi europei e di 11 punti rispetto alla media del paesi Ocse». Punto numero due: «Larga parte del cuneo è imputabile all’imposta sulle persone fisiche». Un doppio ordine di considerazioni che richiedono un doppio ordine di interventi. Di fatto, l’attuazione del capitolo sulla tassazione «personale» dei redditio contenuto nel Ddl di delega si poner in linea di continuità con l’intervento che l’Esecutivo sta già preparando all’interno della prossima manovra economica. Lì, stando anche alle dichiarazioni di diversi esponenti politici dei giorni scorsi, si sta studiando come ridurre il differenziale in termini di tassazione. Naturalmente è tutt’alto che un discorso di teoria, perché la differenza (e tanta) la faranno le risorse

«Vedremo che margini ci sono», ha anticipato Franco ricordando che «già sono stanziati 2 miliardi per il 2022 che diventa un miliardo per gli anni successivi» e che «l’intervento in legge di bilancio sarà coerente con questa legge delega». Così come per la futura attuazione della delega diventa strategico il contributo di recupero del gettito da contrasto e prevenzione dell’evasione della tax compliance: «Negli ultimi anni ci sono stati progressi, 4 miliardi sono di recupero basi imponibili già avvenuto, qui definiamo i criteri d’intervento e stabiliamo che uno dei punti fondamentali debba essere la lotta all’evasione».

Resta comunque l’impressione che, al di là delle polemiche sul Catasto, la tassazione delle cosiddette persone fisiche sia il cuore pulsante del Ddl di delega. Non c’è solo l’Irpef, o meglio l’Irpef sarà rivista in una cornice più ampia che punta a un sistema duale, così come aveva ipotizzato il documento conclusivo delle commissioni Finanze di Camera e Senato. In pratica, i redditi di capitale si tassano con un’aliquota proporzionale, mentre l’Irpef si applica ai redditi diversi da quelli di capitale e viene sottoposta a un processo di revisione e riduzione graduale.

Più nel dettaglio, l’obiettivo è introdurre («tendenzialmente in futuro» come ricordato dal ministro dell’Economia, Daniele Franco) una stessa aliquota proporzionale applicata ai redditi derivanti dall’impiego di capitale, anche nel mercato immobiliare, e dall’impiego di capitale nelle attività di impresa e lavoro autonomo condotte da soggetti diversi da quelli che pagano l’Ires. Questo potrebbe portare nella futura attuazione a una rinascita dell’Iri (imposta sul reddito dell’imprenditore), magari estendendola anche ai professionisti e rendendo indifferente dal punto di vista fiscale l’utilizzo di un’associazione professionale o di una società di capitali.

C’è, quindi, una “separazione” netta con la tassazione dei redditi da lavoro, dove continuerà a prevalere il principio di progressività. Qui l’obiettivo che si pone il Governo è duplice:

1. ridurre gradualmente le aliquote medie effettive derivanti dall’applicazione dell’Irpef anche al fine di incentivare l’offerta di lavoro e la partecipazione al mercato del lavoro, con particolare riferimento ai giovani e ai secondi percettori di reddito, nonché l’attività imprenditoriale e l’emersione degli imponibili;

2. ridurre gradualmente le variazioni eccessive delle aliquote marginali effettive (cioè quelle derivanti dall’applicazione dell’Irpef, senza considerare i regimi sostitutivi né le detrazioni diverse da quelle per tipo di reddito).

Di fatto c’è l’idea di fondo che anche il sistema di tassazione possa diventare un driver per favorire l’occupazione e contribuire a semplificare il mercato del lavoro nel nostro Paese.

In questo contesto si inserisce anche il principio finalizzato alla revisione delle tax expenditures, «tenendo conto della loro finalità e dei loro effetti sull’equità e sull’efficienza dell’imposta». Ma anche la promessa di un’armonizzazione dei regimi di tassazione del risparmio. Un principio che il Ddl delega declina, però, con un preciso obiettivo: contenere e ridurre in prospettiva futura gli spazi di possibile elusione d’imposta a riguardo.

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