Iva e accise, l’ombra dell’indebitamento sull’addio alle clausole di salvaguardia
Lo sbilancio dei prossimi anni eguaglia esattamente il mancato aumento Iva
Per affrontare i danni che il virus ha causato al Paese, il Governo si è fatto autorizzare dal Parlamento lo sforamento di bilancio per 55 miliardi di euro.
In una tabella allegata alla relazione tecnica si ripercorre tutto il Dl 34/2020, articolo per articolo, per concludere, alla fine, con un totale di indebitamento netto stimato per il 2020 appunto in 55 miliardi scarsi. Per gli anni seguenti, le previsioni di indebitamento netto, da coprire in qualche modo, ammontano a 24,7 miliardi per il 2021 e a 32,5 per il 2022.
L’articolo 123 ( «Soppressione delle clausole di salvaguardia in materia di Iva e accise») abroga appunto definitivamente le clausole di salvaguardia, frutto di una sequela di rinnovi che si sono susseguiti fin dal 2014, nella attuale formula.
Nel testo di legge si indicano le conseguenti minori entrate in (dati arrotondati ):
● 19,8 miliardi di euro per il 2021;
● circa 26,7 miliardi in ciascun anno per il 2022 e 27 circa per il 2023, 2024 e 2025.
A copertura di questi importi sono destinate risorse indicate nell’articolo 265. Ma la previsione non appare del tutto definita . Possono venire in aiuto le tabelle indicate in precedenza. Con riferimento all’articolo 123 riportano nessuna spesa per il 2020, il che appare logico, essendo le clausole di salvaguardia applicabili dal 2021, una spesa di 19,8 miliardi per il 2021 e 26,7 per il 2022.
Ma la tabella fornisce ulteriori indicazioni, portando il totale finale dell’indebitamento netto per il 2021 a 24,7 miliardi e per il 2022 a 32,5 miliardi. E questi indebitamenti, come saranno coperti? Può allora venire in ausilio il dossier del 22 maggio dei Servizi studi, bilancio e commissioni del Parlamento, dove si afferma che per la copertura si provvederà con il ricorso all’indebitamento.
Verrebbe da dire che praticamente l’abrogazione delle clausole di salvaguardia evita un aumento delle aliquote Iva e delle accise, ma lascia il buco relativo. Coperto appunto dal maggiore indebitamento, già approvato dal Parlamento, come conferma il dossier, per 24,85 miliardi di euro per il 2021, 32,75 per il 2022, 33,05 per il 2023, 33,15 per il 2024, 33,25 per il 2025 fino al 2031 e 29,2 per il 2032.
In pratica lo sbilancio per gli anni successivi corrisponde sostanzialmente al mancato aumento dell’Iva. Pertanto, abrogazione delle clausole di salvaguardia, e corrispondente aumento del debito.
Decreto sull’Iva, chance per ridurre le difformità con la disciplina Ue
di Eugenio della Valle