Controlli e liti

L’adesione pagata con crediti abbatte il valore del sequestro

La sentenza 25792 della Cassazione: viene meno il profitto del reato

di Antonio Iorio

Anche la compensazione di quanto dovuto a seguito di adesione consente di ridurre il sequestro preventivo in quanto viene meno il profitto del reato.

A nulla rileva che il contribuente non abbia materialmente versato le somme ma utilizzato in compensazione pregressi crediti se l'Agenzia certifica l'integrale definizione di quanto dovuto.

A fornire queste interessanti indicazioni è la Corte di cassazione, terza sezione penale con la sentenza numero 25792 depositata il 7 luglio.

Nel corso di un procedimento penale per false fatturazioni era disposto il sequestro preventivo finalizzato alla futura confisca in via diretta (nei confronti di un consorzio che aveva commesso le violazioni) e per equivalente nei confronti degli imputati.

Per un anno, oggetto di indagine, il consorzio definiva in adesione la pretesa utilizzando in compensazione di crediti di imposta precedentemente maturati.

Il dissequestro del corrispondente importo richiesta dagli interessasti era negato dal Gip e dal Tribunale, in quanto la compensazione non rappresentava un effettivo esborso da parte dell’imputato e non vi erano certezze che il credito posto in compensazione fosse reale.

La Cassazione ha invece condiviso le tesi difensive in quanto, nella specie, era stato dimostrato, anche attraverso la produzione di un’attestazione dell'agenzia delle Entrate, che il consorzio avesse integralmente definito i rilievi per quel determinato anno sulla base dell'atto di adesione.

Ne consegue che, essendo venuta meno l'obbligatorietà della prestazione individuata nell'atto di adesione (ancorché con compensazione) il debito tributario è estinto e pertanto la relativa somma non rappresenta più profitto del reato giustificante l’adozione della misura cautelare.

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