Il CommentoAdempimenti

L’INTERVENTO/Ritenute appalti, una norma ingiusta che va abrogata

di Gabriele Buia (presidente Ance)

Come correttamente riportava anche «Il Sole 24 Ore», che sta seguendo con grande attenzione questo tema, l’articolo 4 del decreto fiscale sulle ritenute fiscali in materia di appalti sta determinando un ulteriore grave rischio di blocco per un settore già pesantemente fiaccato da crisi e burocrazia asfissiante.

Sempre sul Sole del 14 febbraio, c’era anche un articolo sui gravissimi ritardi nella realizzazione delle grandi infrastrutture mentre in seconda pagina il presidente della Corte dei Conti Buscema denunciava: «Lentezza esasperante nelle realizzazioni».

Questa è l’Italia: a parole siamo tutti d’accordo - Governo, Parlamento, maggioranza, opposizione, opinione pubblica, cittadini - nel denunciare che il Paese è fermo e che dobbiamo sbloccare i cantieri e rigenerare le città, che dobbiamo togliere burocrazia, semplificare la vita alle imprese e accelerare i tempi. Poi invece i fatti - cioè gli atti del Governo e del Parlamento - vanno regolarmente nella direzione diametralmente opposta.

Si aggiungono lacci e lacciuoli, si impongono nuovi e pesantissimi oneri di controllo a carico delle imprese (ma le imprese sono i controllori, i controllati o entrambi?). Si emanano norme dai confini imprecisati, scritte spesso in modo ambiguo che finiscono per alimentare contenziosi e quindi ulteriore carte bollate fra committenti, appaltatori, subappaltatori. E si mettono sulle spalle dell’imprenditore nuovi, insopportabili e ingiusti compiti di verifica e controllo. Senza peraltro dare il tempo materiale alle autorità preposte di organizzarsi, ai produttori dei software gestionali di modificare le procedure, alle imprese di capire cosa sta succedendo.

Si crea il panico, costringendo le stesse amministrazioni a tornare a metodi amanuensi, incompatibili con i sistemi informatici attuali.

Le nuove norme sulle ritenute fiscali vanno proprio in questa direzione: sono un ulteriore peso improduttivo per il Sistema Italia: producono cioè più costi (a carico delle imprese, ovviamente) che nuove entrate (a beneficio dello Stato, naturalmente). Sono giorni che lo diciamo in tanti: tutte le categorie l’hanno detto all’unisono ma finora gli unici interventi adottati sono andati ulteriormente a peggiorare l’ambito di applicazione della norma.

Abbiamo chiesto, dunque, come imprenditori a gran voce un rinvio ma avremmo potuto anche dire semplicemente come cittadini che è una norma ingiusta e che va abrogata.

Una storia che si ripete ogni volta che si decide o si legifera e che nessuno sembra voglia far finire, segnando una vera svolta.

Una storia che sappiamo come andrà a finire anche quest’anno con il nostro centro studi che a fine anno, presenterà i dati che dimostrano che per l’ennesima volta il Pil è fermo perché il settore delle costruzioni è bloccato, e di conseguenza occupazione e mercato interno non crescono. Vorremmo evitare di dire anche questa volta «lo avevamo detto».