Professione

L’opzione del modello organizzativo per prevenire i reati

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di Gabriele Sepio

Per gli Ets con maggiori rischi di gestione l’organo di controllo dovrà prestare attenzione al rispetto dei principi di corretta amministrazione anche con riferimento alle disposizioni del Dlgs 231/01.

Il tema riguarda la responsabilità amministrativa degli enti per determinati reati commessi, nell’interesse o a vantaggio degli stessi, da specifici soggetti (rappresentanti legali, dirigenti, dipendenti in posizione apicale, amministratori). Per liberarsi da tale responsabilità ed evitare conseguenze dannose (sanzioni pecuniarie, confisca e così via), l’ente potrà dotarsi di un modello di organizzazione e gestione (Mog) idoneo a prevenire i reati di cui al Dlgs 231/01. Tecnicamente la normativa non impone un vero e proprio onere di adeguamento, anche se in alcuni casi l’adozione dei modelli di cui al decreto è sicuramente opportuna, se non indispensabile per il corretto funzionamento dell’ente.

È il caso degli enti fortemente patrimonializzati, che potrebbero avere interesse a preservare la propria dotazione, oppure di quelli che intrattengono rapporti con la pubblica amministrazione, la quale sempre più spesso cerca interlocutori in regola con il Mog per le gare di appalto e i contributi pubblici (in linea con quelle che sono le raccomandazioni dell’Autorità nazionale Anticorruzione, delibera 32/16, che ha individuato l’osservanza delle disposizioni del Dlgs 231/01 tra i requisiti che le stazioni appaltanti devono verificare per l’affidamento in gestione dei servizi sociali ad enti del Terzo settore).

Gli adempimenti da porre in essere sono parametrati al tipo di ente e alla sua organizzazione: più sono strutturati e maggiori sono i rischi di illeciti, per cui il sistema di controllo e prevenzione richiesto è più incisivo. Si pensi, ad esempio, agli enti che operano nell’ambito della raccolta fondi e movimentano ingenti quantitativi di denaro, facilmente esposti a frodi o riciclaggio, nonché a coloro che lavorano con la Pa, per i quali potrebbero sorgere rischi legati a fenomeni di corruzione.

Un primo step comune a tutti gli enti è la verifica dell’esposizione al rischio. Compete agli amministratori valutare quali siano i possibili rischi dell’ente e se l’organizzazione sia adeguata a prevenirli. Questo adempimento potrebbe essere già sufficiente, da solo, per gli enti più piccoli, che dovrebbero avere cura di monitorare periodicamente i rischi per valutare se siano accettabili rispetto alla struttura organizzativa.

In caso di rischi ritenuti rilevanti, invece, l’organo amministrativo dovrà predisporre un apposito Mog, il cui contenuto varia a seconda della dimensione dell’ente di riferimento, dell’attività svolta e della tipologia di controlli interni adottata. Nel modello andranno individuate le attività più sensibili alla commissione di reati e i protocolli predisposti dall’ente per prevenire gli stessi, nonché le sanzioni disciplinari per chi non si attiene al modello.

Competente a vigilare sul modello deve essere un organismo appositamente individuato dall’ente, che, come visto, per gli Ets è l’organo di controllo. Quest’ultimo dovrà essere costantemente informato dei rischi di volta in volta rilevati e del modello di prevenzione adottato, al fine di poter monitorare il corretto funzionamento della procedura.

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