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La beffa della Tosap per bar e ristoranti: sospesa da maggio ma si paga per i mesi di lockdown

L’articolo 181 del Dl 34 crea confusione: esenzione dal maggio, quindi la tassa è dovuta per marzo e aprile

di Pasquale Mirto e Gianni Trovati

I tavolini di bar e ristoranti sono esenti dalle tasse per l’occupazione del suolo pubblico a partire dal primo maggio. Ma questa precisazione, comparsa all’articolo 181 nel testo finale del decreto anticrisi, implica che invece tasse e canoni sarebbero dovuti per i mesi di marzo e aprile: cioè quelli in cui il picco dell’emergenza sanitaria ha svuotato le strade e chiuso per legge i locali.

Il fisco locale è materia solo apparentemente semplice. Ma la sua natura vera, sviluppata in lunghi anni di interventi scoordinati, vive di una complessità insidiosa, piena di trappole in cui il primo a inciampare è di frequente lo stesso legislatore. Le vicende del decreto anticrisi lo confermano: a partire proprio dallo sconto sui tavolini pensato come forma di aiuto a una delle categorie più colpite dalla crisi.

Una prima versione della norma era sembrata fin troppo “generosa” per i titolari dei locali pubblici. Perché prevedeva una fine dell’esenzione, il 31 ottobre, ma non un inizio: in questo modo si sarebbe potuti risalire senza ostacoli al 1° gennaio, il che avrebbe però imposto di bussare alle porte dei Comuni chiedendo il rimborso delle quote già pagate. Il rimedio infilato nel testo finale ha però ribaltato la situazione: perché ora sono i Comuni a poter chiedere tasse e canoni per marzo e aprile, i mesi più bui dell’emergenza Covid-19.

Anzi, leggi alla mano lo devono fare. Perché sindaci e funzionari che in un afflato di simpatia rinunciassero spontaneamente agli incassi previsti per legge si vedrebbero contestare il danno erariale dalla Corte dei conti. Una strada alternativa ci sarebbe, ma è resa tortuosa dall’indole contorta del fisco locale. I Comuni possono riscrivere i regolamenti per ridurre fino ad azzerare la richiesta. Ma solo per la Cosap, che in quanto canone è un’entrata «patrimoniale»: la Tosap applicata in molti enti, anche se è identica, è una tassa, quindi una «entrata tributaria». E come tale impossibile da cancellare. In ogni caso, il caos.

Caos in cui inciampa anche lo sconto Imu per gli albergatori. La norma li esenta dalla «prima rata» 2020. Ma la «prima rata», per legge, è pari al 50% di quanto versato nel 2019. Chi ha aperto l’albergo quest’anno quindi non avrebbe diritto a sconto, e a dicembre dovrebbe pagare l’Imu di tutto l’anno. E chi l’ha avviato nel corso del 2019 avrebbe un beneficio minore di chi ha pagato l’Imu per tutto l’anno. Urgono correzioni.