La disparità da superare in nome della certezza del diritto
Un Fisco sempre a due velocità. Da un lato, quando «chiede» applica un interesse. Dall’altro, quando deve restituire lo fa a un saggio più basso. Una disparità che pure il legislatore si era impegnato a rimuovere. E non era tanto tempo fa. Già, perché con uno dei decreti attuativi della delega fiscale (il Dlgs 159/2015) aveva preso un impegno: parificare gli interessi in entrata e in uscita. Quel decreto delegato fissava una tempistica stringente: il provvedimento di “parificazione” doveva essere emanato entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore. Considerato che l’entrata in vigore è avvenuta il 22 ottobre 2015, il provvedimento doveva essere emanato entro il 20 gennaio 2016. Ad oggi però quel provvedimento è rimasto lettera morta.
Peccato che - proprio in un momento in cui si fa un gran parlare di certezza del diritto - non vada in questa direzione il segnale di un Fisco che non rispetta la parola data nei confronti dei contribuenti. E, siccome una promessa è una promessa, va rispettata. Perché pretendere senza dare non è un segnale di un Fisco che sa guardare avanti.







