La giustizia tributaria al bivio di una riforma che dovrebbe osare di più
Nel webinar del Sole 24 Ore le proposte per riequilibrare le parti del processo
La riforma della giustizia tributaria disegnata dalla commissione interministeriale nella relazione pubblicata a fine luglio è un buon punto di partenza per il recupero di efficienza del sistema, ma dovrebbe essere più incisiva sul versante del riequilibrio tra le parti del processo tributario e dei rispettivi poteri/diritti.
Sono queste le conclusioni e le proposte emerse dal primo webinar di Modulo 24 «Contenzioso tributario» andato online il 16 settembre sul profilo Linkedin del Sole 24 Ore e sul sito del quotidiano.
Secondo Giuseppe Melis, ordinario di diritto tributario alla Luiss, l’allargamento del contraddittorio preventivo è solo abbozzato nella definizione normativa, e quindi dovrà essere declinato per via interpretativa, mentre a proposito dell’autotutela il legislatore vi si è approcciato in maniera sin troppo tiepida, privilegiando un’idea di stabilità del rapporto giuridico (che, va ricordato, è radicato da quella che è una parte del processo) e aprendo così, sostanzialmente, solo alle ipotesi di manifesta infondatezza dell’atto.
Quanto alla nuova tutela contro gli atti illegittimi emessi dall’amministrazione, Laura Ambrosi ha rimarcato che l’approccio della giurisprudenza italiana è molto più restrittivo rispetto a quello europeo (esige la lesione «diretta» dei diritti di rilevanza costituzionale, ipotesi marginali nella casistica) mentre sulla impugnabilità degli estratti di ruolo l’orientamento della riforma è quantomai selettivo.
Francesco Pistolesi, ordinario a Siena, ha ripercorso la storica ostilità (cioè divieto) della prova testimoniale nel processo tributario, per spiegare come la nuova deroga sia in realtà molto restrittiva (ammessa solo per confutare altre circostanze testimoniali, ma non sugli atti dell’ufficio, per esempio).
Per Francesco Falcone, la sfida dei nuovi istituti deflattivi del contenzioso - a cominciare dalla conciliazione ad iniziativa del giudice - potrebbe essere più decisiva se solo raddoppiasse il limite di valore - oggi a 50mila euro - abbracciando così di fatto due terzi dell’arretrato. A chiudere l’analisi sul testo della commissione, Paola Coppola, docente alla Federico II di Napoli, ha spiegato il rinvio pregiudiziale in Cassazione, istituto senz’altro interessante, specie se rapportato alla mole degli oltre 50mila fascicoli ivi pendenti, che tuttavia si scontra con un florilegio di norme dato da stratificazioni storiche e disomogeneità culturali.
Antonio Iorio ha parlato della proroga delle udienze scritte fino al 31 dicembre prossimo, proroga «singolare e in controtendenza» rispetto alla generale e diffusa riapertura di tutte le attività economiche e sociali, oltre che specificamente dei processi penali dibattimentali, in presenza ormai da mesi. Nel processo tributario, invece, molte commissioni non celebrano le udienze neppure per iscritto per asserita carenza di apparecchiature. Pertanto tutto si risolve spesso con la decisione sulla base degli atti o, se richiesto, con un rinvio. Iorio ha chiuso l’intervento con i possibili rimedi processuali da (ingiustamente) denegato rinvio.