Imposte

La revisione dell’Irpef punta all’equità orizzontale

La pluralità di regimi sostitutivi rischia di lasciare le iniquità di sistema

di Andrea Dili

Uno dei principi cardine della revisione dell’Irpef delineata dallo schema di legge delega sulla riforma fiscale è il graduale perseguimento dell’equità orizzontale, ovvero, semplificando, l’attuazione del principio secondo cui a parità di reddito deve corrispondere il medesimo carico impositivo.

Considerando l’attuale modello di imposizione sui redditi prodotti dalle persone fisiche, l’obiettivo della delega appare molto ambizioso: il principio di equità orizzontale, infatti, risulta sistematicamente violato sia a causa dell’erosione della base imponibile Irpef a vantaggio di una pluralità di regimi sostitutivi che per effetto di un meccanismo delle detrazioni estremamente parcellizzato.

Anche circoscrivendo l’analisi ai soli redditi di lavoro, tali fenomeni determinano delle distorsioni assai rilevanti: se i lavoratori autonomi che aderiscono al regime forfettario godono di vantaggi significativi, soprattutto su redditi medi e medio alti, sia rispetto agli autonomi in Irpef che ai lavoratori dipendenti, questi ultimi beneficiano di un trattamento fiscale più vantaggioso sui redditi bassi e medio bassi.

La dimensione del problema è tale che, ad esempio, a 50mila euro di reddito (al netto della forfettizzazione delle spese e dei contributi versati) un lavoratore autonomo che si avvale del regime forfettario sconta un’imposta sostitutiva di 7.500 euro, mentre dipendenti e autonomi soggetti a Irpef determinano un carico impositivo quasi doppio (14.400 euro), senza considerare il peso delle addizionali comunale e regionale. Al contrario, a 20mila euro di reddito un lavoratore dipendente deve corrispondere un’imposta di 2.058 euro, un autonomo di 3.928 euro, un forfettario di 3.000 euro.

Si tratta, quindi, di un modello di imposizione estremamente frammentato, che genera la sistematica violazione dell’equità orizzontale. In tale contesto è molto apprezzabile la finalità di recuperare l’effettiva declinazione di tale principio, ma riportare in equilibrio il sistema sul piano orizzontale appare compito estremamente arduo.

L’articolo 5 della delega cerca di rispondere a tale esigenza attraverso alcuni specifici interventi. I primi due – riconoscimento ai lavoratori dipendenti della possibilità di dedurre le spese sostenute per la produzione del reddito e unificazione delle detrazioni – vanno nella direzione di ricondurre all’applicazione del principio di equità orizzontale all’interno dell’Irpef. In tale contesto, considerando la priorità per la parificazione tra redditi di lavoro dipendente e pensioni, occorrerà valutare il punto di caduta dei decreti delegati in merito alla ragionevole equiparazione tra i redditi di lavoro (dipendente e autonomo).

La previsione di includere i redditi soggetti a imposte sostitutive nella nozione di reddito complessivo ai fini dei benefici fiscali e non, invece, va nella direzione di limitare i vantaggi di coloro che si avvalgono di regimi agevolati; mentre la flat tax incrementale metterebbe sul medesimo piano di autonomi e imprenditori soggetti a Irpef i lavoratori dipendenti, che potranno usufruire di un ulteriore regime sostitutivo, analogo a quello varato per le partite Iva dalla legge di Bilancio 2023 e confermato nell’articolato di legge.

L’attuazione della delega, quindi, potrebbe risolvere il problema dell’iniquità orizzontale endogena all’Irpef, ma, in un contesto segnato dalla presenza di una pluralità di regimi sostitutivi, lascerebbe poco spazio alla realizzazione di una equità orizzontale di sistema.

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