La riforma fiscale può limitare i controlli su aspetti burocratici
Va stabilito che le nuove interpretazioni restrittive valgono solo per il futuro
La progressiva trasformazione degli incentivi fiscali da detassazione del reddito a credito di imposta pone questioni che anche la riforma fiscale potrebbe affrontare. Ci sono infatti problemi di certezza nell’applicazione delle norme e di rischio fiscale per gli operatori, come la vicenda del credito per ricerca e sviluppo (R&S) nel caso del software dimostra. Purtroppo, ogni volta che vengono pensate nuove agevolazioni si sviluppano le stesse fasi:
- si varano norme che spesso sono molto scarne nei contenuti;
- si cerca di delinearne l’applicazione con interpretazioni che in molti casi arrivano a distanza di tempo e a benefici già ottenuti;
- nella prassi si verificano comportamenti corretti (la grande maggioranza) e casi di uso distorto dei benefici concessi (fino alle frodi);
- i controlli dell’Agenzia diventano via via più restrittivi per colpire gli utilizzi indebiti;
- vengono introdotte sanzioni eccessive, pur di creare un effetto deterrente, che però colpiscono anche operazioni già effettuate da contribuenti onesti in buona fede.
A ciò si accompagna una produzione incessante di interpretazioni (ma anche di giurisprudenza): si pensi, nel caso del software, alle posizioni delle Entrate e del Mise, alla distinzione tra novità agevolabili come R&S e innovazioni di processo, ai richiami alla prassi internazionale, ai manuali di Frascati o di Oslo.
Per arrivare, infine, alle categorie del credito non spettante e del credito non esistente, che hanno effetti ben diversi, soprattutto in campo penale, la cui individuazione è spesso lasciata alle decisioni dei giudici.
Ma può una riforma fiscale intervenire anche su questi aspetti? Alcuni spunti si possono trovare nel Ddl delega, che tra i vari obiettivi indica:
- assicurare l’unicità, la contestualità, la completezza, la chiarezza e la semplicità dellle norme;
- aggiornare e semplificare il linguaggio normativo anche per adeguarlo a quello degli atti della Ue.
Sicuramente non basta: tutto il comparto delle agevolazioni per le imprese potrebbe essere racchiuso in un codice specifico: anche se ogni bonus ha il suo ambito di applicazione, è possibile stabilire regole comuni per modalità di fruizione, modulistica, indicazione in dichiarazione, e tutti gli altri aspetti pratici.
Le regole per accertamenti, controlli e sanzioni dovrebbero invece – seguendo le indicazioni delle commissioni parlamentari – rientrare nel codice dedicato a questi temi. Ma non sarebbe male prevedere regole preventive di indirizzo, stabilendo, ad esempio, che i verificatori debbano concentrarsi su recuperi per assenza di sostanza e non sui cavilli e che le interpretazioni restrittive, non scaturenti dal dato letterale della norma, valgano per il futuro.