Imposte

Le Faq del ministero: niente bonus ai negozi in affitto d’azienda

Il Mef conferma che il bonus spetta solo ai locali in categoria C/1 presi in locazione per attività di vendita

Niente credito d’imposta per i negozi con affitto d’azienda e bonus limitato alle attività di vendita al pubblico. Sono due dei punti affrontati nelle Faq sul credito d’imposta per i negozi diramate dal ministero dell’Economia nella serata di giovedì 27 marzo.

Nei chiarimenti del ministero si afferma che per avere il tax credit - pari al 60% del canone di locazione relativo al mese di marzo - l’inquilino deve:
essere titolare di un’attività economica, di vendita di beni e servizi al pubblico, oggetto di sospensione in quanto non rientrante tra quelle identificate come essenziali;
essere intestatario di un contratto di locazione di immobile rientrante nella categoria catastale C/1.

Restano quindi escluse le attività commerciali per le quali il locale affittato rientra in una categoria catastale differente da quella dei negozi (ad esempio, un laboratorio accatastato in categoria C/3). Inoltre, il ministero pare restringere il perimetro applicativo dell’agevolazione: mentre la norma - il Dl 18/2020, articolo 65 - parla di «soggetti esercenti attività d’impresa» (escludendo professionisti, autonomi ed enti non commerciali), da via XX Settembre arriva l’indicazione di «attività economica, di vendita di beni e servizi al pubblico». Più precisa, ma anche più stringente.

Come già chiarito dalle Entrate con la risoluzione 13/E commentata su NT+ Fisco, il credito può essere utilizzato a partire dal 25 marzo in compensazione, utilizzando il modello di pagamento F24, da presentare esclusivamente attraverso i servizi telematici dell’agenzia delle Entrate.

Il Mef conferma anche un altro punto prospettato dal Sole 24 Ore, cioè l’esclusione degli immobili detenuti nell’ambito di un contratto di affitto d’azienda (molto comune nei centri commericiali, in alternativa alla semplice locazione). Secondo il Mef, infatti, sono esclusi «i contratti aventi ad oggetto, oltre alla mera disponibilità dell’immobile, anche altri beni e servizi, quali i contratti di affitto di ramo d’azienda o altre forme contrattuali che regolino i rapporti tra locatario e proprietario per gli immobili ad uso commerciali».

Il Mef non prende posizione, almeno per ora, su un aspetto che ha sollevato qualche dubbio tra gli interpreti: la necessità che l’inquilino sia in regola con il pagamento del canone, per poter avere il tax credit. La legge non lo richiede espressamente, del resto, e il ministero si limita a osservare che con questa agevolazione «agli esercenti di attività di vendita al dettaglio, soprattutto di ridotte dimensioni, che hanno dovuto sospendere l’attività, viene riconosciuto un parziale ristoro dei costi sostenuti per la locazione dell'immobile adibito all'attività al dettaglio e attualmente inutilizzato».

Viene ribadito, infine, che sono escluse dal credito le attività che non sono chiuse (ad esempio, le farmacie). Ma qui era davvero scontato, poiché lo prevede il decreto legge.

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