Professione

Le tante risposte di Telefisco e la suggestione per il futuro

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di Jean Marie Del Bo

Telefisco 2019, con il flusso di professionisti e contribuenti nelle sedi sul territorio e online, ci lascia a consuntivo un dato per l’oggi, una considerazione sempre valida e una suggestione per il futuro.

L’esame dei quesiti che sono arrivati al Sole 24 Ore in occasione di Telefisco e dei risultati delle domande ai partecipanti effettuati durante la manifestazione sono, infatti, una fotografia delle aree di preoccupazione di contribuenti, professionisti e aziende in questo anno fiscale.

Al primo posto si piazzano, senza concorrenza, i quesiti sul regime forfettario. A testimonianza che la cosiddetta flat tax, vista con favore dai professionisti, sta coinvolgendo e interessando tantissimi operatori chiamati a scegliere in questi giorni il proprio futuro. Così come al secondo posto si piazzano le domande sulla fatturazione elettronica che ha aperto un anno fiscale che promette di essere pieno di sviluppi e che sta affannando gli operatori impegnati nell’adattamento a un nuovo sistema di gestione di pratiche per le quali erano state ormai previste modalità consolidate. E che, inoltre, rivelano costi significativi per gli intermediari, tanto da essere bocciata dagli operatori. Seguono, poi, le sanatorie. Probabilmente destinate a crescere nell’interesse man mano che ci si avvicinerà ai momenti critici delle scelte per l’adesione, ma ch attualmente non convincono. Da qui la valutazione che flat tax, fattura elettronica e condoni, segneranno in profondità questo 2019.

Oltre ai dati, però, la giornata di ieri porta un’altra considerazione. Il modello rappresentato da Telefisco ha un ruolo significativo per tutta una comunità di operatori. Dunque, il confronto aperto fra professionisti e amministrazione finanziaria, intermediato dagli esperti e da un Gruppo multimediale come il nostro conserva un ruolo determinante nell’operazione di portare chiarimenti in un mondo frastagliato e complesso, fatto di norme difficili da interpretare. Di cambiamenti continui, spesso dell’ultima ora. E di disposizioni dall’esito incerto che diventano veri e propri atti di fiducia per gli incassi del bilancio statale che vengono a esse ricollegate.

Qui arriva la suggestione per il futuro. La comunità, ma si potrebbe anche dire, se più gradito, il popolo di Telefisco non si merita una riforma fiscale vera?

La provocazione è stata lanciata nei giorni scorsi dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che ha fatto riferimento alla necessità di una riforma che metta fine a interventi senza logica. Che servono, di volta in volta, a tamponare le urgenze di cassa, rincorrere le campagne elettorali o gestire le conseguenze di adempimenti male immaginati.

Vedere, in una giornata come quella di ieri, il popolo del Fisco italiano alle prese con la consueta messe di dubbi (e per fortuna anche di chiarimenti) rinforza questa suggestione per un progetto di riforma di ampio respiro. Un progetto per uscire dal Fisco casistico ed entrare in un sistema tributario moderno. Per uscire dal sistema delle mille regole e delle mille eccezioni con cui troppo spesso professionisti, aziende, ma anche la stessa amministrazione finanziaria, è chiamata a fare i conti.

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