Controlli e liti

Liti fiscali, sentenze in calo del 61% per il lockdown ma riapre il cantiere della riforma

Il presidente della commissione Finanze del Senato D’Alfonso (Pd) annuncia che si ripartirà dai quattro progetti di legge già presentati

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di Ivan Cimmarusti

Misure emergenziali e stallo della video udienza hanno generato il 61% in meno di sentenze tributarie. È la fotografia impietosa scattata dal ministero dell’Economia, che pone l’accento sul crollo delle definizioni nel trimestre aprile-giugno rispetto allo stesso periodo del 2019. Ma sullo sfondo della giurisdizione - alle prese con normative inattuate, infrastrutture carenti e ora anche una montagna di arretrati accumulati durante il lockdown – si staglia il cantiere per la riforma del contenzioso, con relatore il senatore Pd Luciano D’Alfonso, presidente della commissione Finanze.

Ad annunciarlo, quasi nello stesso momento in cui il Mef ha pubblicato il report trimestrale, è stato lo stesso D’Alfonso, fresco di nomina ai vertici della commissione: «Ci sono già quattro diversi disegni di legge», ha detto introducendo un dibattito web organizzato dall’Associazione nazionale magistrati, presieduta da Daniela Gobbi, proprio sul tema della riforma. «Una riforma condivisa», ha assicurato D’Alfonso, che possa «potenziare le risorse economiche ma anche informatiche e formative» per un restyling del processo tributario che, ormai, si rende necessario anche alla luce delle rielaborazioni del Mef. Perché il dossier dei tecnici di via XX Settembre difficilmente potrà passare inosservato, considerata la mole di procedimenti che si sono aggiunti agli arretrati di un contenzioso che annualmente vale complessivamente circa 40 miliardi di euro. «Una riduzione» di ricorsi definiti, precisa il report dell’Economia, che «è riscontrabile in tutte le regioni» e che è «imputabile principalmente alla sospensione delle udienze» di Ctr e Ctp, «adottate per contrastare l’epidemia Covid-19. Infatti – continua il documento – nel trimestre in esame sono stati emessi circa 20.858 provvedimenti di rinvio della trattazione di cause pendenti (nello stesso periodo del 2019 le cause rinviate sono state 10.270)». A influire sullo stallo, però, è stata anche l’inattuazione della video udienza, strumento che invece è stato regolarmente avviato nelle giurisdizioni civile, penale e amministrativo, consentendo lo svolgimento e la definizione delle cause nel periodo del lockdown.

Come trapela dalle parole di D’Alfonso, l’attenzione delle istituzioni è alta. D’altronde basta considerare il valore delle cause giunte a definizione nel trimestre passato, per comprendere l’importanza di questa giurisdizione. In particolare risulta che le controversie concluse con esito completamente favorevole all’agenzia delle Entrate e all’agenzia delle Dogane sono il 48,64% del totale, con un valore pari a 763,31 milioni di euro. A favore dei contribuenti il 28,37% del totale, il cui valore è di 270,69 milioni. Con un giudizio intermedio si è definito il 12%, pari a 158,3 milioni mentre le conciliazioni, che rappresentano il 10,99%, valgono 170,66 milioni.

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