Imposte

Manovra, tetto unico di spesa a 20 milioni per il bonus beni strumentali 4.0

Percentuali decrescenti ma un solo massimale nel triennio 2023-25. Plafond di un milione sdoppiato per il software

di Luca Gaiani

Per gli investimenti in beni materiali 4.0, previsto un unico plafond di spesa agevolabile per tutto il triennio di proroga. L’articolo 10 del Ddl di Bilancio 2022 approdato in Parlamento accorpa in un nuovo comma della legge 178/2020 il credito d’imposta per i beni ex iperammortizzabili per il periodo 2023-2025, con la conseguenza di poter disporre, per l’intero arco temporale, di un solo tetto di spesa pari a 20 milioni. La relazione tecnica, che espone in modo distinto le tre annualità, potrebbe però far pensare a una diversa volontà del Governo.

Incentivi decrescenti
Il disegno di legge di Bilancio 2022 (atto Senato 2448) prevede un allungamento temporale dei benefici fiscali concessi alle imprese che investono in beni con caratteristiche “industria 4.0”, ma con benefici decrescenti sia in termini di aliquote dei crediti di imposta che di plafond complessivi di spese ammissibili.

L’articolo 10 dispone, in particolare, una proroga triennale che riguarda sia i crediti di imposta relativi agli investimenti in beni materiali (allegato A alla legge 232/2016) che quelli per i beni immateriali (software di cui all’allegato B alla legge 232/2016).

COME CAMBIANO ALIQUOTE E MASSIMALI

Con riferimento ai beni materiali (ex iperammortizzabili), ferma restando l’attuale agevolazione che scade a fine 2022 con una coda al primo semestre 2023 per beni “prenotati” (ordine e acconto del 20%) entro il 31 dicembre precedente, la proroga consiste nella introduzione di un unico nuovo blocco temporale che va dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2025 (oltre alla solita coda nel primo semestre successivo per “prenotazioni” entro il 2025) nel quale le imprese potranno usufruire di crediti percentualmente dimezzati rispetto a quelli dell’anno 2022: 20% (contro il 40%) per lo scaglione di costo complessivo fino a 2,5 milioni, 10% (contor il 20%) per lo scaglione di costo tra 2,5 e 10 milioni e infine 5% (contro il 10%) nello scaglione di costo complessivo tra 10 e 20 milioni (importo che rappresenta il massimale di spesa).

Poiché la norma disciplina la proroga attraverso un unico nuovo comma 1057-bis della legge 178/2020, e non invece, come era accaduto lo scorso anno, suddividendo l’agevolazione in commi (e periodi temporali) distinti, l’applicazione dell’incentivo, per l’intero triennio, potrà fare affidamento su un unico plafond di spesa ammissibile. Il che evidentemente depotenzia fortemente il bonus massimo ottenibile. Chi, ad esempio, investirà 10 milioni nel 2023 e altri 10 milioni nel 2024 (esaurendo i 20 milioni messi a disposizione dal comma 1057-bis), non potrà usufruire di alcun credito di imposta se effettuerà ulteriori acquisti 4.0 nel 2025. Nel biennio 2021 (a cui si sommano gli ultimi 45 giorni del 2020) - 2022, invece, il plafond complessivo è di 40 milioni (20+20).

Doppio tetto per il software
Qualche dubbio sorge dalla lettura di uno schema riportato nella relazione tecnica che accompagna il testo del disegno di legge. Il Mef ha infatti suddiviso l’incentivo prorogato in tre distinte annualità (2023, 2024, 2025) per ciascuna delle quali viene riportato un “limite investimenti” pari a 20 milioni. Posto che il dato normativo è invece chiaro nel cumulare i tre anni, e dunque nel prevedere un solo plafond di 20 milioni per l’intero periodo, occorrerà comprendere quale sia la reale intenzione del Governo nel corso dei lavori parlamentari.

Plafond più ampi vengono invece previsti per il credito sul software 4.0. Per questo bonus, infatti, la proroga gioca su tre distinti commi. Nell’attuale comma 1058 (che riguarda sia il 2021 che il 2022) viene aggiunto l’anno 2023 (con la consueta coda al primo semestre 2024 per le prenotazioni), mantenendo stessa percentuale (20%) e stesso plafond (1 milione), che ora riguarderà non due, ma tre anni.

Per gli investimenti 2024 e per quelli 2025 (in entrambi i casi con la coda del semestre successivo), l’incentivo è regolato da due commi distinti a cui corrispondono due plafond di spesa di 1 milione all’anno: nel 2024 tax credit al 15% su un massimo di spesa di un milione; nel 2025 tax credit al 10% su un massimo di un (ulteriore) milione.

Investimenti ordinari verso la fine
Nessuna proroga per gli investimenti “ordinari” né materiali (macchinari non 4.0, mobili e arredi, ecc.) né immateriali (software non 4.0). Le imprese interessate a sfruttare l’attuale credito del 10% dovranno effettuare le “prenotazioni” (ordine e acconto del 20%) entro il 31 dicembre 2021, effettuando poi l’acquisto (consegna o spedizione del bene) entro il 30 giugno 2022. Per il 2022 (senza prenotazione anteriore), il credito scende al 6% (con coda fino al 30 giugno 2023 se si prenota entro la fine dell’anno precedente), mentre nessun bonus è più previsto negli anni seguenti.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©