Controlli e liti

Marcia indietro sul contante: la nuova soglia tradisce il Pnrr

La modifica al Dl Milleproroghe riporta a 2mila euro il limite per l'utilizzo del cash ma non è in linea con gli obiettivi Recovery plan

di Dario Aquaro

Sul contante si torna indietro. Anzi, si resta fermi. E fino al 31 dicembre sarà di nuovo (ancora) a 2mila euro la soglia a partire dalla quale si vieta ogni transazione con banconote. Lo ha deciso un emendamento al nuovo decreto Milleproroghe, che riporta le lancette dell’orologio al 2021 e rinvia all’anno prossimo (per ora?) il passaggio definitivo della soglia a mille euro. Un passaggio che, in realtà, era già diventato operativo lo scorso 1° gennaio – per effetto di una norma del decreto fiscale 2020 (governo Conte II) – ma che verrà ora cancellato appena entrerà in vigore la legge di conversione del Dl 228/2021 (si presume all’inizio di marzo).

La cronistoria racconta che questa sarà la decima modifica in 20 anni, la sesta negli ultimi dieci. Avanti e indietro, oscillando tra 12.500 e mille euro, il limite al contante ha subìto dal 2002 un tiremmolla dal sapore tutto politico. Compresa l’ultima novità, arrivata contro le indicazioni del Governo e votata anche da due partiti della maggioranza come Lega e Forza Italia. Risultato: il ritorno alla soglia di mille euro (la stessa decisa dal Salva Italia di Mario Monti a fine 2011) è durato meno di due mesi.

Per ritrovare un periodo di vigenza così breve bisogna risalire al 2008, quando il limite, abbassato a 5mila euro il 30 aprile, fu poi riportato a 12.500 il 25 giugno. Ma allora la modifica giunse dopo l’insediamento di un nuovo governo, il Berlusconi IV.

Il contrasto all’evasione

Oggi la situazione è del tutto differente, anche sul fronte degli impegni con l’Unione europea. Il potenziamento dei pagamenti elettronici obbligatori, «anche mediante un abbassamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti», è citato nero su bianco nel Pnrr e fa parte delle strategie di contrasto all’evasione fiscale («in particolare nella forma dell’omessa fatturazione»).

Il tax gap 2019 è stato pari a 99,2 miliardi (-3% rispetto al 2018, fonte Nadef 2021). Mentre la “propensione all’evasione” – rapporto tra il totale del gap e l’imposta potenziale – si è attestata al 18,5 per cento. In questo quadro, l’innalzamento della soglia per l’uso del contante rischia di scombinare i progetti. Il Recovery plan prevede infatti che tale “propensione” in tutte le imposte, escluse l’Imu e le accise, sia ridotta almeno al 17,6% entro il 2023 (obiettivo intermedio M1C1-116) e al 15,8% entro il 2024 (obiettivo M1C1-121).

Come già sottolineato dalla Commissione Ue nelle Country specific recomendations 2019 (rilevanti ai fini del Pnrr) l’innalzamento dei limiti legali per i pagamenti in contanti «potrebbe scoraggiare l’uso dei pagamenti elettronici, la cui promozione, invece, potrebbe incentivare l’emissione di fatture e scontrini fiscali, migliorando in tal modo l’adempimento degli obblighi tributari».

L’osservazione è stata corroborata da un paper di Banca d’Italia dell’ottobre scorso (si veda Il Sole 24 Ore dell’8 novembre): l’aumento della soglia anti-contante da mille a 3mila euro avvenuto nel 2016 con il governo Renzi ha fatto aumentare di 0,5 punti percentuali la quota di economia irregolare. Quindi, è vero che stringere i vincoli può servire ad arginare il sommerso.

I pagamenti alternativi

L’Italia, Paese storicamente e ancora troppo “affezionato” al contante, vede crescere l’inclinazione ai pagamenti digitali, anche in scia ai timori della pandemia, che hanno contribuito a un più largo uso delle carte e favorito l’emersione di altri strumenti alternativi al cash (come le app per smartphone). Nel 2021, secondo i dati del Politecnico di Milano, le transazioni elettroniche hanno superato i 300 miliardi di euro, con una crescita di oltre il 40% del contactless.

Spiega un sondaggio 2021 della Community cashless society (The European House–Ambrosetti): chi preferisce il contante, lo fa soprattutto per abitudine; chi sceglie il cashless, è motivato principalmente dalla comodità e dalla velocità dei pagamenti. E quasi sette italiani su dieci pensano di ridurre l’uso delle banconote nei prossimi anni.

Tra vincoli e incentivi

Se le transazioni si fanno sempre più tracciabili è anche grazie alle varie iniziative di supporto, che – siano vincoli o agevolazioni – tendono a un fine: ridurre l’evasione fiscale. Nasce da lì, ad esempio, l’obbligo di tracciabilità dei pagamenti per detrarre alcune spese al 19%; o il tax credit sulle commissioni versate dagli esercenti per l’uso dei Pos (innalzato dal 30 al 100% proprio dal governo Draghi, fino al 30 giugno 2022).

Molti operatori ripetono: più dei limiti e delle sanzioni, possono gli incentivi. Sul primo lato, in fase di conversione, il Dl 152/2021 per l’attuazione del Pnrr ha stabilito le sanzioni (30 euro più il 4% del valore della transazione) per i commercianti e professionisti che rifiutano di accettare pagamenti con carta, di qualsiasi importo. Sanzioni che però scatteranno solo nel 2023.

Quanto agli incentivi, il cashback non ha superato le analisi costi-benefici del Mef: troppo oneroso e poco efficace a contrastare il sommerso. Per la lotteria degli scontrini, invece, si prospetta un restyling: vincite istantanee con premi più bassi – dice il ministero – potrebbero stimolare la partecipazione, sullo stile del Gratta&vinci.

E per gli esercenti? Oltre al già citato aumento (temporaneo) del bonus sulle commissioni, ci sono due tax credit (variabili) per l’acquisto, il noleggio e l’utilizzo di dispositivi Pos. Quello per i Pos ”standard” scade il prossimo 30 giugno. Quello per i Pos “smart” vale invece per tutto il 2022: ma mancano ancora le istruzioni operative.

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