I temi di NT+Modulo 24

Modulo 24 Accertamento, la chiave giusta per decifrare le complessità

La nuova soluzione digitale per la corretta applicazione della normativa

di Dario Deotto

È on line all'indirizzo https://modulo24accertamento.ilsole24ore.com Modulo24Accertamento e Riscossione (questo il nome completo). L'aspirazione è quella di non creare solamente un “ambiente” (comunque utile) di fredda cronaca delle (complesse) vicende dell'accertamento tributario, ma di arricchirlo con una significativa (speriamo) attività di interpretazione. Interpretazione che è certamente l'attività più rilevante per chi si occupa di “leggi” e della loro applicazione. L'applicazione della legge passa proprio, infatti, attraverso l'attività di interpretazione.

Chiaramente, il tema dell'accertamento è questione complicata, che abbraccia praticamente quasi tutte le vicende del diritto tributario. Occorre infatti considerare che il procedimento di accertamento del tributo si sostanzia in una pluralità di fasi, la prima delle quali è rappresentata dalla presentazione della dichiarazione (quando l'obbligo viene assolto) da parte del contribuente. Vi è poi l'attività cosiddetta “istruttoria” dell'Amministrazione finanziaria, alla quale segue (può seguire) l'atto di rettifica vero e proprio (con tutte le conseguenze sul piano sanzionatorio).

Questa complessità della tematica dell'accertamento è acuita dal fatto che, nell'ordinamento tributario italiano, vi sono migliaia di disposizioni sparse qua e là, senza un minimo di coordinamento sistematico. Norme, peraltro, che poi, spesso, vengono stravolte a livello interpretativo dalla prassi e molte volte anche dalla giurisprudenza.

Da qui l'opinione che occorrerebbe davvero pensare – oggi che si parla sempre più spesso di riforme – ad un Testo Unico sull'accertamento dei tributi. Che potrebbe fornire un notevole “contributo” alla credibilità del sistema tributario, la vera “ricetta” per contrastare davvero – seriamente – l'evasione.

Si pensi – solo a titolo esemplificativo – alla vicenda - paradigmatica – del redditometro. Dopo anni in cui lo strumento risultava utilizzato con dati e calcoli obsoleti, che portavano a dei risultati completamente inattendibili, nel 2010 (con il Dl n. 78) venne deciso di cambiare rotta e di basare l'accertamento redditometrico sulla spesa effettiva sostenuta dal contribuente. Si tratta(va) di un principio più che ragionevole: se un contribuente ha speso, vuol dire che prima ha guadagnato (o che si è finanziato per sostenere la spesa, oppure che ha ricevuto delle liberalità). Talune “particolarità” (ad esempio, taluni redditi – come quelli d'impresa – che non individuano, causa tutta una serie di “estrogeni tributari”, la reale capacità di spesa del soggetto) avrebbero potuto essere “smussate” attraverso il contraddittorio, che viene previsto (dalla norma) addirittura duplice. Sicuramente il contraddittorio avrebbe portato, ulteriormente, a verificare che una spesa per incrementi patrimoniali (tipo un'abitazione, un'autovettura) deve necessariamente essere “spalmata” in più anni, essendo evidente che queste spese non possono che provenire (tranne i casi di liberalità) da una ricchezza stratificata nel tempo.

Niente di tutto ciò.

In un primo momento le spese sostenute dal contribuente sono state “gonfiate” dai valori Istat, che però – fortunatamente – vennero bocciate dal Garante della Privacy (2013). A questo punto il redditometro, “depurato” dai valori Istat e fondato sostanzialmente sulla spesa effettiva sostenuta dal contribuente, avrebbe potuto ritenersi uno strumento ragionevole di contrasto all'evasione, considerando anche gli innumerevoli dati in possesso dell'Amministrazione finanziaria. Forse tutto terribilmente “credibile”.

L'accostamento risulta quasi automatico con gli studi di settore: fin tanto che quest'ultimi risultavano “drogati” da una serie di irrazionalità (tipo che si trattava di una presunzione legale) venivano ampiamente utilizzati, poi, quando sono stati ricondotti a quel che effettivamente erano (indice presuntivo che deve essere corroborato da altri elementi per sostenere la rettifica), sono stati di fatto abbandonati. Così è accaduto per il redditometro, che è stato sostanzialmente “dismesso”.

È come se si volesse confermare che a questo Fisco servono soltanto strumenti complicati e – spesso – improbabili.

Noi però del Modulo24 Accertamento ci proponiamo – per quanto possibile – se non di dare una credibilità alle vicende dell'accertamento tributario (quella spetta, chiaramente, al “famoso” – e “fumoso” – Legislatore), quantomeno di fornire un quadro interpretativo il più possibile aderente alle molteplici norme di legge e, quando serve, alla loro finalità.

Questo articolo fa parte del nuovo Modulo24 Accertamento e riscossione del Gruppo 24 Ore. Leggi gli altri articoli degli autori del Comitato scientifico e scopri i dettagli di Modulo24