Negli Isa 2021 correttivi mirati sulle perdite da lockdown
Allo studio modifiche per pesare gli effetti del calo prodotto dal croonavirus. Il fondo perduto chiude con 2,13 milioni di beneficiari e 2.872 euro di importo medio
Anche le pagelle fiscali 2021 (quelle per l’anno d’imposta 2020) terranno conto dell’effetto lockdown. La strada maestra sarà decisa nelle prossime settimane ma intanto il dado è tratto. Gli Isa, che dovranno essere compilati il prossimo anno, conterranno dei correttivi mirati per misurare il calo subito dagli operatori economici a causa della chiusura obbligata imposta nella scorsa primavera per contenere il coronavirus e anche per le difficoltà successive. Il discorso è stato accennato durante la riunione in videoconferenza della Commissione degli esperti nella mattinata di ieri con cui è stato condiviso il calendario dei lavori che porterà alla revisione di 87 Isa con 39 incontri già programmati e che si svolgeranno sempre in modalità telematica dal 14 settembre al 25 novembre. In parallelo, appunto, bisognerà arrivare a delineare i correttivi per mitigare l’effetto del risultato richiesto dagli Isa 2021 in termini di ricavi o compensi sfruttando la possibilità consentita dal decreto Rilancio (Dl 34/2020). La Sose, l’agenzia delle Entrate e gli altri attori coinvolti potranno mettere in campo la competenza già maturata negli anni (anche con riferimento all’epoca “pre-Isa” degli studi di settore) per l’elaborazione dei correttivi anti-crisi, ma con una profonda differenza rispetto al passato: mentre in precedenza si trattava di una crisi congiunturale da misurare e ponderare, questa volta la specificità del Covid è che c’è stato uno stop delle attività che ha fatto abbattere fatturato e poi i ricavi con ripercussioni sul medio-lungo periodo.
Anche attraverso la consultazione e l’utilizzo delle banche dati disponibile, si tratterà di calibrare i correttivi in funzione delle attività. Non tutti i settori hanno subito con la stessa intensità lo stop imposto dal cotronavirus, quindi ci sarà da distinguere tra chi ha continuato a rimanere aperto, perché ad esempio produceva o commercializzati beni ritenutii di prima necessità, e chi, invece, ha dovuto chiudere. Così come, anche dopo la fine del lockdown, non tutti sono riusciti a riaprire immediatamente e anzi hanno faticato anche per garantire il rispetto della sicurezza o del distanziamento. E questo ha imposto costi di adeguamento che non potranno, quindi, essere considerati alla luce della normale dinamica delle spese sostenute nei periodi d’imposta precedenti.
Ma mentre inizia un capitolo tutto nuovo da scrivere nell’emergenza economica-finanziaria prodotta dal coronavirus, se ne chiude uno collegato ai contributi a fondo perduto erogati dall’agenzia delle Entrate. Il bilancio finale è arrivato con una risposta del ministero dell’Economia in commissione Finanze alla Camera al question time presentato da Gian Mario Fragomeli (Pd). Alla fine i beneficiari dei 6,12 miliardi dell’aiuto sono state poco più di 2,1 milioni di attività produttive, che rientravano nei requisti di calo di fatturato e corrispettivo richiesti per l’accesso al beneficio, per un importo medio che ha raggiunto i 2.872 euro. In termini di platea, oltre l’87% (che ha incassato il 57,5% dell’erogato) è rappresentato da partite Iva di minori dimensioni, ossia che nel 2019 aveva registrato ricavi o compensi non superiori a 400mila euro.
L’importo medio più elevato (13.727 euro), invece, si registra nella fascia di beneficiari con ricavi oltre 400mila euro e fino a un milione. Secondo quanto riportato nella risposta - letta dal sottosegretario al Mef, Alessio Villarosa (M5S) - «l’ erogazione dei contributi è avvenuta mediamente entro 14 giorni di calendario dalla presentazione dell'istanza, che rappresentano circa 10 giorni lavorativi». Dopo questa esperienza, l’Agenzia gestirà anche il fondo perduto riservato ai centri storici (su cui il decreto Agosto ha appostato mezzo miliardo di euro).