Negli Usa un monitoraggio da non sottovalutare
Tra gli adempimenti fiscali richiesti ai contribuenti americani in possesso di foreign financial accounts , l’Fbar ( R eport of Foreign Bank and Financial Accounts ) è certo il meno conosciuto, nonostante sia in vigore dal 1970. Con esso il Congresso ha imposto un obbligo di collaborazione e comunicazione a tutti i contribuenti in possesso di conti offshore. Non si tratta di una dichiarazione ma di una semplice comunicazione che, a differenza dei modelli dichiarativi, non va all’Irs, ma al FinCen, l’agenzia del dipartimento del Tesoro che si occupa di riciclaggio internazionale e reati finanziari.
Obbligati al Fbar sono le U.S. person con un financial interest o un signature or other authority su un conto bancario, strumento finanziario o altri financial account che superino in qualsiasi momento, durante l’anno, i 10mila dollari. Sono U.S. person:
• cittadini americani;
• residenti negli Usa in possesso della Green Card;
• residenti, in quanto fisicamente presenti negli Usa per 183 giorni nel corso di un anno solare;
• residenti negli Usa in base al substantial presence test (fisicamente presenti per 31 giorni durante l’anno in corso e per un complessivi 183 giorni negli ultimi 3 anni, includendo l’anno di riferimento);
• persone giuridiche costituite, organizzate e registrate negli Usa.
L’obbligo scatta al superamento dei 10mila dollari, determinato in modo aggregato e non account-by-account basis, ovvero dall’aggregazione dei valori massimi risultanti in qualsiasi momento, durante l’anno, dai saldi di conti correnti e strumenti finanziari posseduti all’estero.
La dottrina ha precisato che la definizione di financial interest si applica non solo all’intestatario del conto, ma anche al titolare effettivo se differisce dal primo e non risulta dai registri della banca. Comprende inoltre i contribuenti che hanno un interesse indiretto su un conto deposito, titoli, obbligazioni, azioni, fondi comuni d’investimento, polizze assicurative detenute all’estero (financial account) intestato a una corporation, partnership o a un trust (indirect ownership). Con signature authority si intende il potere di firmare assegni, prelevare fondi, gestire investimenti e dare istruzioni per iscritto o in altro modo all’istituto finanziario. Sono comprese le ipotesi di intestazione e cointestazione, a firma congiunta e disgiunta.
Tutta la documentazione va conservata per 5 anni dalla data di comunicazione. Da quest’anno la data di presentazione della comunicazione Fbar, solitamente prevista il 30 giugno, è stata fatta coincidere con le altre scadenze fiscali al 15 aprile. Per l’inadempimento vi sono severe sanzioni amministrative e penali, sino a un massimo di 10mila dollari per violazione, nei casi di errore scusabile o involontario (non-willful violation) che possono aumentare sino all’importo più elevato tra 100mila dollari o il 50% del valore dei conti, per violazione intenzionale (willful violation). In tale ipotesi può inoltre scattare una sanzione penale, con reclusione fino a 10 anni.
L’Irs consente ai contribuenti di regolarizzare la posizione, purché non siano già stati contattati o sottoposti a audit dalla stessa agenzia. Le procedure sono: Offshore Voluntary Disclosure Program (Ovdp) che consente a chi ha volontariamente omesso di riportare conti offshore di rientrare spontaneamente nella legalità fiscale, con significative attenuazioni sanzionatorie; Streamlined Filing Compliance Procedures, inizialmente rivolta solo ai contribuenti americani non residenti e, da giugno 2014, estesa ai contribuenti americani residenti che hanno involontariamente omesso l’adempimento.
Nonostante si tratti di una compliance piuttosto datata, moltissimi contribuenti, in particolare cittadini americani residenti all’estero, cittadini italiani con doppio passaporto o con Green Card e società costituite negli Stati Uniti, che mantengono in Italia e all’estero altri conti, non solo non adempiono all’obbligo Fbar, ma non mantengono neppure la documentazione esponendosi alle severe sanzioni del fisco Usa.