Controlli e liti

Nestlé, Nespresso e San Pellegrino ammesse alla cooperative compliance

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di Giovanni Parente

Anche Nestlé entra nel club del regime di adempimento collaborativo con il Fisco italiano. E lo fa con quattro società nel nostro Paese: Nestlé italiana, Nestlé shop, Nespresso italiana e San Pellegrino. Ingressi che portano a 26 le grandi imprese già ammesse al regime della cooperative compliance. Dalla multinazionale (presente in Italia dal 1875 e assistista nella procedura di accesso al regime dallo studio legale tributario Santacroce & partners), quindi, un segnale importante in termini di trasparenza e di piena collaborazione nella gestione del rischio fiscale nei confronti dell’amministrazione finanziaria. Del resto, come si evince dal sito aziendale, «l’Italia rappresenta il nono mercato mondiale per Nestlé in termini di fatturato, dove opera con diverse realtà operative che insieme contano circa 5mila dipendenti e 11 stabilimenti sparsi su tutto il territorio nazionale (oltre alla sede centrale di Assago)».

Il 2019 rappresenta, allo stato attuale, l’anno in cui i requisiti d’accesso sono molto elevati. Attualmente, infatti, la cooperative compliance è accessibile a tutti i soggetti che conseguono un volume di affari o di ricavi non inferiore a 10 miliardi di euro, ridotto a un miliardo di euro per coloro che abbiano presentato istanza di adesione al progetto pilota sul regime di adempimento collaborativo. Un'altra modalità d'ingresso (in questo caso a prescindere dal volume d'affari o ricavi) è rappresentata dall'interpello per i nuovi investimenti: è necessario investire in Italia importi non inferiori a 20 milioni di euro da inizio di quest’anno (prima erano 30 milioni di euro) assicurando significative ricadute occupazionali.

A partire dal 2020, invece, la cooperative sarà accessibile a tutti i soggetti con volume d’affari e ricavi superiore a 100 milioni di euro. Con un sensibile allargamento della base dei potenziali interessati, che salirebbe a 3.200. Mentre con regole attuali il potenziale si ferma a 82 società. Di queste, come riportato nella relazione sulle performance 2018 delle Entrate, il 49% (ossia 40 in valore assoluto) aveva presentato istanza o risultava già ammessa al termine dello scorso anno. E il risultato conseguito in termini di imponibili sotto controllo è di «14,4 miliardi di euro - rileva sempre l’Agenzia -, pari al valore complessivo delle basi imponibili Irap nette, calcolate con riferimento al biennio 2015 e 2016, dei soggetti che hanno fatto istanza per il regime di adempimento collaborativo». Con un sensibile incremento «rispetto al risultato atteso di 7 miliardi di euro».

A fronte di ciò, l’ingresso offre vantaggi anche in termini di semplificazioni per le società aderenti:

iter abbreviato di interpello preventivo con risposta entro 45 giorni;

applicazione di sanzioni ridotte alla metà, e comunque in misura non superiore al minimo edittale, con sospensione della riscossione fino alla definitività dell’accertamento, per i rischi comunicati in modo tempestivo e completo, qualora l’Agenzia non condivida la posizione dell’impresa;

esonero dal presentare garanzie per i rimborsi delle imposte dirette ed indirette per tutto il periodo di permanenza nel regime.

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