Imposte

Nuova Irpef con salvaguardia per redditi da 15 a 28mila euro

Via libera all’imposta a 4 aliquote con detrazione: benefici massimi da 707 euro nella fascia tra 40 e 45mila

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Via libera del consiglio dei ministri alla nuova Irpef nella versione a quattro aliquote e con una curva delle detrazioni che punta a ridurre le tasse ai contribuenti tra i 35mila e i 50mila euro di redditi. I risultati, dettagiati dal governo con i nuovi calcoli, parlano di un risparmio d’imposta massimo da 707,2 euro nella fascia di reddito fra 40 e 45mila euro; fra 45 e 55mila la riduzione vale in media 677,8-679,8 euro all’anno, per poi ridursi progressivamente al crescere del reddito fino ad attestarsi a 298,3 euro dai 75mila lordi annui in su. Decisamente più ridotto il taglio Irpef sulle fasce più basse, tra i 149,8 e i 165,9 euro all’anno nelle fasce 25-30mila e 30-35mila euro, che però hanno beneficiato in questi anni del bonus Renzi-Conte2. Nella media complessiva, il contribuente italiano vedrà ridursi la propria Irpef di 236 euro all’anno, con cifre un po’ più alte per i dipendenti e un po’ più basse per gli autonomi (fuori dalla Flat Tax).

NUOVA IRPEF: LA MAPPA DEI TAGLI

I numeri, che dettagliano l’obiettivo di far tornare lineare una curva Irpef travolta dai bonus degli ultimi anni, sono figli della nuova curva delle detrazioni. Che per i lavoratori dipendenti sale nei valori base da 1.880 a 3.100 euro (come anticipato sul Sole 24 Ore di ieri) proprio per inglobare i bonus, destinati però a rimanere nella forma attuale per i redditi fino a 15mila euro per evitare la moltiplicazione degli incapienti, cioè dei contribuenti che non hanno abbastanza Irpef lorda per sfruttare gli sconti. Sale però, a 1.955 euro, anche la detrazione di base per i pensionati, che solleva la No Tax Area fino a 8.500 euro. Per gli autonomi la base si attesta a 1.265 euro. Ovviamente in ogni categoria di reddito interviene poi una formula che fa scendere la detrazione al crescere del reddito, fino ad azzerarla a quota 50mila euro lordi all’anno.

Il via libera è arrivato solo dopo un confronto acceso sull’idea di un nuovo contributo di solidarietà da applicare ai redditi sopra i 75mila euro. L’ipotesi, avanzata su pressione in particolare di Pd e Leu e e messa a punto dal ministro dell’Economia Daniele Franco per destinare 250 milioni al fondo istituito in manovra per contrastare il caro bollette, voleva essere una risposta sia alle richieste dei sindacati, rimasti in costante contatto con Draghi, sia alle istanze delle forze politiche che da giorni chiedono un intervento per mitigare il caro-energia.

Il contributo in pratica avrebbe sterilizzato per un anno o due i vantaggi fiscali prodotti dalla nuova Irpef ai contribuenti con redditi sopra i 75mila euro. Una platea di circa 1,1 milioni di persone che avrebbe dovuto rinunciare a 270 euro di benefici fiscali annui, cioè 22,5 euro al mese. Sul nuovo contributo però, presentato alle forze politiche poche ore prima del consiglio dei ministri nel corso della cabina di regia, si sono subito dichiarati contrari Italia Viva, Lega e Forza Italia. Per ricompattare la maggioranza si è deciso allora di creare comunque un fondo contro il caro-bollette da 300 milioni, che Franco si è impegnato a recuperare nel bilancio ma senza il rischio di accendere l’opposizione di oltre un milione di persone per raccogliere risorse tutto sommato non decisive.

Superato l’ostacolo si spiana la strada per la nuova Irpef, che nel primo anno impegnerà 4,8 miliardi dei 7 stanziati dal Governo, così come per il taglio verticale a circa un milione di contribuenti Irap per 1,3 miliardi. Entrambe le decisioni, costruite nell’accordo politico al Mef fra governo e maggioranza che i sindacati hanno tentato di smontare senza successo, finiranno in un emendamento governativo alla manovra.

I tecnici stanno lavorando agli ultimi dettagli, tra cui emerge la nuova clusola di salvaguardia. Il meccanismo nei primi anni di applicazione della nuova Irpef eviterà che con l’aumento delle detrazioni cresca l’esercito degli incapienti. L’area da tutelare è quella dei lavoratori tra 15mila e 28 mila euro di reddito lordo annuo. Per loro la nuova detrazione potrebbe portare all’incapienza per altre detrazioni riconosciute ad esempio in relazione ai carichi familiari diversi dai figli a carico, o gli sconti che il fisco assicura per legittimi affidamenti del passato quali possono essere i decimi dei bonus edilizi per ristrutturazioni o per il risparmio energetico.

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