L’abuso del diritto rappresenta uno degli istituti più rilevanti in ambito tributario, soprattutto nelle operazioni straordinarie o di riorganizzazione societaria. Introdotto nel 2015 nello Statuto del contribuente (articolo 10-bis) dal decreto sulla certezza del diritto, mirava a garantire stabilità interpretativa, evitando che legittime operazioni fiscali diventassero oggetto di rilievi ingiustificati. La norma intendeva bilanciare la tutela dell’erario contro condotte elusive con il diritto del contribuente alla pianificazione fiscale legittima. Tuttavia, nella prassi, gli Uffici hanno continuato a contestare operazioni fiscalmente vantaggiose e la giurisprudenza, spesso oscillante, non ha ancora tracciato un confine chiaro tra legittimità e abuso.
In tale contesto, che tutto sembra tranne certo nel diritto, è recentemente intervenuto il vice ministro del Mef, che a norma immutata, pare aver richiamato l’attenzione degli Uffici ad un rigoroso rispetto della normativa. L’intervento però non sembra sufficiente.
Premessa, il difficile confine tra legittimità e abuso
Il decreto sulla certezza del diritto introdotto ormai oltre 10 anni fa, ha unificato i concetti di elusione ed abuso del diritto che fino a quel momento avevano connotazioni differenti.
È stato abrogato l’articolo 37-bis del Dpr 600/1973 ed inserito la disciplina sul comportamento elusivo o abusivo (solo) nello Statuto del contribuente, dove nell’articolo 10-bis sono state definite in via generalizzata le operazioni illegittime.
In estrema sintesi, la norma prevede che:
a. Siano elusive o abusive una...
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di Alessandro Mattavelli


