Ordinanza-ingiunzione a chi evade i contributi
Sanzione fino a 50mila euro se non è stata regolarizzata la posizione nei tempi
Ordinanza-ingiunzione per i datori di lavoro che non corrispondono i contributi all’Inps. Nel caso di mancato versamento dei contributi trattenuti ai lavoratori, dopo le modifiche del Dlgs 8/2016, il quadro delle sanzioni applicabili varia a seconda del valore annuo degli importi non versati: se l’omesso versamento supera i 10mila euro annui, la pena prevista è la reclusione fino a tre anni e la multa fino a 1.032 euro, mentre al di sotto della soglia può essere irrogata solo la sanzione amministrativa pecuniaria compresa fra 10mila e 50mila euro (illecito amministrativo).
La circolare Inps 32/2022 ricorda che il datore di lavoro, una volta ricevuta la notifica della contestazione della sua violazione, ha tre mesi per adempiere senza essere punito con le sanzioni da 10mila a 50mila euro.
Lo stesso datore, entro il termine di trenta giorni dalla data della contestazione, può inviare i documenti difensivi che possono portare all’eventuale ordinanza di archiviazione degli atti. Nel caso invece in cui, sussistendo la violazione, il datore di lavoro non versi, nei tre mesi successivi, le ritenute previdenziali, scatta il termine di 60 giorni entro cui l’importo della sanzione amministrativa è dovuto nella misura ridotta di 16.666 euro (cioè un terzo del valore massimo della sanzione) oltre alle spese del procedimento.
Trascorsi inutilmente anche i 60 giorni, l’Inps emana l’ordinanza-ingiunzione con applicazione della sanzione amministrativa non più ridotta e pertanto con un valore minimo di 17mila fino al massimo di 50mila euro.