Orlandi: stop alla caccia alle violazioni formali
Compliance, vision, mission. L’agenzia fiscale cerca il rilancio del rapporto con il contribuente (ri)partendo da un punto di vista ribaltato rispetto alla tradizione: basta insomma con il logoro «guardie e ladri, un gioco che non funziona più», per citare testualmente il direttore Rossella Orlandi nell’editoriale scritto per «Pagine on line», la rivista interna dell’Agenzia. Spazio invece, scrive il direttore, all’ascolto del contribuente «che quasi sempre è in buona fede» e perciò attenzione ad aiutarlo e non invece a perseguirlo, riservando i rigori della legge a chi dimostra di voler sfuggire pervicacemente all’obbligo costituzionale (di pagare le tasse).
L’occasione di rivolgersi alla sua grande squadra - di circa 40mila dipendenti - consente alla Orlandi di tracciare la rotta ma soprattutto di condividere i nuovi valori dell’agenzia meno amata, suo malgrado ma in fondo per ineluttabilità, dagli italiani. Il «cambiamento culturale» che chiede la Orlandi passa dalla prima delle locuzioni inglesi, «compliance» , vale a dire «la nuova parola d’ordine, il cuore di una rinnovata strategia e le fondamenta della nostra cultura organizzativa» che si aggancia ancora di più ai «principi di trasparenza e rispetto reciproco». Se «siamo stati i primi ad abolire la vetrata che ci separava dal cittadino, una barriera psicologica prima che fisica» e poi ancora i pionieri della telematica, per terminare (o ricominciare) nel 2015 con l’esperienza catartica della dichiarazione precompilata «oggi però abbiamo intuito che occorre un ulteriore salto di qualità sia nella strategia, sia nella nostra impostazione culturale». Solo grazie al vostro contributo, aggiunge il direttore parlando ai suoi funzionari e impiegati, «si potrà rendere effettivo e concreto il cambiamento che sicuramente tutti auspichiamo. La rinnovata “vision” richiede alla nostra organizzazione un rafforzato e coerente sviluppo culturale: dobbiamo spostare l’attenzione sulla persona del contribuente come “soggetto”, meritevole di ascolto, anziché mero “oggetto” delle nostre lavorazioni».
Questo «cambiaverso» - così definito da Rossella Orlandi - è una «maturazione» perché la “mission” dell’ufficio, da che esiste, è «perseguire il massimo livello di adempimento degli obblighi fiscali».
Vero è che leggi e provvedimenti degli ultimi anni sono tutti concepiti in questa direzione: ora, però, queste prassi vanno interiorizzate da chi veste la maglia dell’Agenzia, con il «concetto che il nostro compito non è inseguire le mere violazioni formali per sanzionarle severamente. Dobbiamo abbandonare ogni atteggiamento autoritativo: le persone che abbiamo di fronte sono generalmente in buona fede, il “contrasto” va indirizzato solo verso quei soggetti con volontà di sottrarsi ai propri doveri nei confronti della collettività, dobbiamo impiegare le nostre energie migliori verso i fenomeni significativi di evasione».
Il correlato di questa nuova mission è il combinato e ambizioso disposto di «efficienza, dinamismo, professionalità» insieme «all’integrità morale, correttezza e imparzialità a fondamento del senso etico del nostro lavoro».