Imposte

Partite Iva, Irpef giù fino 810 euro e addio all’Irap per i piccoli

Manovra: per gli autonomi lo sconto medio vale il 16,7% in meno di quello previsto per i dipendenti per il minor aumento delle detrazioni. Per circa un milione di microimprese scompare l’imposta regionale

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di Marco Mobili e Gianni Trovati

Alle partite Iva che rimangono fedeli all’Irpef, la riforma con le quattro aliquote attesa oggi al Senato con l’emendamento governativo da inserire nella legge di bilancio promette un risparmio che oscilla dai 62 euro all’anno previsti a 15mila euro di reddito agli 810 che si incontrano per le dichiarazioni da 50mila euro annui. Nella media complessiva, lo sconto per i circa 3,5 milioni di autonomi che non hanno voluto o potuto optare per la Flat Tax vale 202,4 euro, cioè il 16,7% in meno dei 243 euro medi prospettati ai lavoratori dipendenti. Ma nel caso degli autonomi il conto della riforma prevede anche l’addio all’Irap per le persone fisiche: si tratta, dati del dipartimento Finanze alla mano, di 995mila soggetti, che versano in media 1.360 euro all’anno di imposta regionale per un totale di 1,349 miliardi. Anche se sul punto la battaglia è ancora aperta.

In fatto di Irpef, il principio è lo stesso applicato ai dipendenti (Sole 24 Ore di domenica), ma gli effetti sono diversi per due ragioni: l’incremento delle detrazioni è minore anche perché in questo caso non c’è il bonus Renzi da inglobare, e la distribuzione degli sconti sulla curva Irpef è diversa e raggiunge il picco un po’ più in alto: a 50mila euro di reddito lordo annuo, appunto, contro i 40mila lordi che ospitano invece lo sconto top per i dipendenti.

LE NOVITÀ PER LE PARTITE IVA

La ragione è nel nuovo meccanismo delle detrazioni, che per gli autonomi poggia nella riforma su uno sconto base da 1.285 euro, con un decalage che lo fa scendere al crescere del reddito fino a toccare lo zero in corrispondenza dell’ultima aliquota, fissata a 50mila euro nel nuovo sistema a quattro scaglioni. La prima conseguenza è un allargamento della No Tax Area, che salirà a 5.500 euro dai 4.800 attuali concentrando quindi un primo gruppo di sconti consistenti per le dichiarazioni dei redditi più leggere. Dai 15mila euro di reddito in su, poi, i tagli d’imposta apparecchiati dalla riforma disegnano una parabola, che fa salire progressivamente lo sconto fino a 50mila euro e lo abbassa da quella soglia in su, fino ad atterrare sui 270 euro all’anno previsti per tutti, dipendenti e autonomi, quando la dichiarazione vale almeno 75mila euro. La stessa traiettoria emerge quando invece che al valore assoluto dello sconto si guarda al suo peso percentuale sull’imposta attuale: per gli autonomi da 50mila euro di reddito l’Irpef 2022 peserebbe il 5,63% in meno di quella attuale, a 30mila euro l’alleggerimento scende al 3,24% e arriva al 2,48% a 15mila euro. Lo stesso accade quando si va in direzione contraria e si sale la scala delle dichiarazioni: a 75mila euro l’Irpef scende dell’1,07%, per poi scendere ulteriormente quando il guadagno aumenta. In questo caso, va detto, non c’è nemmeno il problema dei salti di aliquota marginale effettiva da appianare come accade per l’incrocio fra detrazioni e bonus nel conto dei dipendenti.

La seconda gamba della riforma per gli autonomi è quella relativa all’Irap. L’accordo politico raggiunto al Mef la scorsa settimana, e destinato a essere tradotto nell’emendamento in arrivo a Palazzo Madama, la cancella per i più piccoli fra i soggetti all’imposta. L’addio all’Irap riguarderebbe quindi circa un milione di persone fisiche e ditte individuali, con un taglio d’imposta complessivo da poco più di 1,3 miliardi. La mossa deve però fronteggiare due ordini di obiezioni: il primo è più tecnico, e mette nel mirino la distinzione del trattamento basata sulla forma giuridica dell’impresa, che si presta a più di un paradosso con imprese analoghe colpite in modo diverso solo per la struttura formale della società. Ci sono poi le richieste politiche, in arrivo soprattutto dal centrodestra, che premono per allargare il raggio d’azione dello stop all’imposta. Forza Italia ieri ha chiesto di dedicare al tema almeno tre miliardi. Ma i fondi aggiuntivi sarebbero tutti da trovare.

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