Imposte

Patent box, Governo pronto a cambiare rotta

Sul tavolo dell’Esecutivo un correttivo per riscrivere il regime transitorio

di Marco Mobili e Giovanni Parente

A pochi giorni giorni dall’entrata in vigore i contrasti tra il nuovo patent box e lo Statuto del contribuente sono emersi in tutta evidenza, come denunciato dal «Sole-24 Ore» (si veda lo speciale). Il passaggio dalla vecchia detassazione alla nuova deduzione maggiorata del 90 per cento, disposto dal decreto fisco-lavoro (Dl 146/2021, articolo 6), ha dimenticato le imprese che hanno autoliquidato il patent box ma ancora non hanno espresso l’opzione in dichiarazione, i cui termini scadono il 30 novembre. L’entrata in vigore immediata dal 22 ottobre delle nuove disposizione si è così trasformata in una palese violazione del principio di affidamento e in un “taglia-fuori” immediato per tanti contribuenti.

Una lacuna sottolineata dall’ufficio studi di Camera e Senato che nel dossier sul decreto ha chiesto a Governo e Parlamento di valutare l’opportunità di prevedere una «norma transitoria, anche per non ingenerare disparità di trattamento - con riferimento al periodo di imposta 2020, già concluso - ancorate esclusivamente alla data di presentazione della dichiarazione dei redditi (i cui termini sono ancora aperti e scadono il 30 novembre 2021) in rapporto alla nuova disciplina (che si applica alle opzioni esercitate dal 22 ottobre 2021)». A questo si aggiunge per i tecnici dell’ufficio studi l’assenza di un termine per l’emanazione del provvedimento attuativo dell’agenzia delle Entrate. Un ulteriore elemento di “incertezza del diritto”.

Le osservazioni non sono destinate a cadere nel vuoto. L’Esecutivo, infatti, è già al lavoro per disciplinare il regime transitorio per chi ha indicato in bilancio e ha già tenuto conto nei versamenti d’imposta della vecchia detassazione autoliquidata. La correzione di rotta almeno sul regime transitorio è destinata ad arrivare nell’iter di conversione, che inizia il 27 ottobre nelle commissioni Finanze e Lavoro del Senato.

Ma si potrebbe anche andare oltre. Come spiega il relatore al provvedimento in commissione Finanze, Emiliano Fenu (M5S), è «profondamente sbagliata la norma, inserita nel dl fiscale, che va a cambiare il meccanismo di funzionamento del patent box, passando dall’attuale detassazione degli utili derivanti da brevetti e software a una deduzione dei costi a prescindere dalla redditività, il tutto, peraltro, per ottenere un modico risparmio per le casse dello Stato». Per questo il Movimento 5 Stelle è al lavoro «per fare recuperare al patent box la sua efficacia originaria». Una richiesta arrivata a più riprese anche dal mondo delle imprese.

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