Imposte

Pensioni, ipotesi «mini-garanzia» per i giovani

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di Marco Rogari

Una sorta di prima mini-garanzia per i giovani “contributivi” con carriere discontinue. È quella alla quale stanno lavorando i tecnici del Governo per confezionare una misura da inserire nella prossima manovra che faccia da “apripista” alla pensione di garanzia vera e propria destinata a vedere la luce non prima del 2019. L’intervento punterebbe a rendere cumulabile, a differenza di quanto accade oggi, il basso trattamento che matureranno tra 20-30 anni i giovani nati dagli anni ’70 in poi (interamente “contributivi”) con assegni di tipo sociale o con altri strumenti di sostegno al reddito per le fasce più povere.

L’ipotesi allo studio
Si starebbe poi valutando la possibilità di eliminare il vincolo dell’assegno Inps da 1,5 volte il minimo (670 euro) per consentire ai lavoratori con carriere discontinue di accedere a un uscita più flessibile senza così correre il rischio, nel caso in cui non venga raggiunto il “minimo Inps”, di dover posticipare il pensionamento molto dopo il compimento dei 70 anni di età. Le due opzioni potrebbero essere separate, rinviando quella sull’abolizione del vincolo dell’assegno minimo Inps alla prossima legislatura nell’ambito di una riforma più complessiva del sistemo contributivo che dovrebbe marciare di pari passo con l’istituzione di una pensione di garanzia vera e propria. Che, a sua volta, sarà collegata anche al taglio strutturale del cuneo al quale sta lavorando l’esecutivo in vista della prossima legge di Bilancio.

Una decisione sull’inserimento di questo intervento nella manovra sarà presa dal Governo nelle prossime settimane tenendo anzitutto conto delle risorse disponibili ma anche sulla base delle indicazioni che arriveranno dal confronto con i sindacati. Di una misura con funzioni di prima «mini-garanzia» per i giovani se ne parlerà anche nel corso dell’incontro tra il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e Cgil, Cisl e Uil in agenda domani. Un round che segnerà la riapertura del tavolo dopo la pausa estiva.

Spinta alla previdenza complementare
Tra le questioni in agenda, la spinta da dare alla previdenza complementare. Su questo fronte il Governo sta preparando alcune misure per rendere più appetibile l’utilizzazione per tutti della Rita (la Rendita integrativa temporanea anticipata) sganciandola dai parametri Ape (anticipo pensionistico). I sindacati con tutta probabilità torneranno a incalzare l’esecutivo sul nodo del mancato decollo delle pensioni integrative nel pubblico impiego. Cgil, Cisl e Uil torneranno alla carica pure sullo stop dell’aumento automatico dell’età pensionabile per effetto dell’adeguamento all’aspettativa di vita (previsto per il 2019), ma i margini di trattativa appaiono ridotti. Il Mef ha già fatto sapere che le risorse a disposizione sono poche. Un’eccezione potrebbe essere fatta eventualmente per i lavori più gravosi. Su questo punto in ogni caso il confronto entrerà nel vivo solo dopo la diffusione dei nuovi dati Istat sull’invecchiamento della popolazione. Anche il possibile bonus contributivo per facilitare l’accesso all’Ape social delle donne sarà tra i temi in discussione.

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