«Per i professionisti che si aggregano il business plan non è tutto»
L’esperienza di Mario Catarozzo, avvocato e coach, nelle fusioni tra studi professionali
Attenzione a non sottovalutare la mentalità e lo spirito dei professionisti con cui ci si vuole integrare. Il business plan da solo non basta». Mario Catarozzo, avvocato ormai “prestato” alla formazione e al coaching manageriale ha appena pubblicato “Il futuro delle professioni”, un libro “aperto” sulle dinamiche del mercato, aggiornato ai tempi del post Covid e ha studiato vari casi di aggregazioni.
Cosa deve valutare il professionista prima di intraprendere questo percorso?
Non basta guardare a clienti e fatturato. Serve un progetto, una visione e bisogna prima confrontarsi.
Facciamo un esempio concreto.
Se uno dei professionisti è uno stakanovista irriducibile e l’altro preferisce ritagliarsi spazi per sé, non può funzionare. Bisogna prima capire se i caratteri, la mentalità, i valori e persino lo stile dei professionisti coinvolti sono compatibili. E fidarsi dell’intuito: oltre che al tavolo delle trattative perché non vedersi anche a cena, ad esempio?.
Quali rischi si corrono altrimenti?
Le due realtà potrebbero restare di fatto separate, o, peggio, dopo un po’ potrebbero implodere facendo saltare il progetto. Un divorzio, insomma, esattamente come accade per i matrimoni.
E una volta siglato l’accordo come va gestito il percorso di integrazione?
Bisogna puntare molto sulla comunicazione interna, sia sul piano cognitivo che su quello emotivo. Per rassicurare dipendenti e collaboratori, renderli partecipi del cambiamento.
Come impostare la nuova governance?
Con le fusioni gli studi diventano molto più grandi: serve una policy, uan gestione del clima interno, regole persino per la macchinetta del caffè. In una parola occorre trasformarsi in manager.
Cosa accadrà negli studi nei prossimi anni ?
Il Covid ha aperto gli occhi: inevitabile mettersi insieme. Lo studio del 2030 sarà multidisciplinare, con gestione centralizzata per ottimizzare le spese.