Professione

Pochi voti e tanti conflitti: dai mandati alle donne, le urne sono piene di ricorsi

Non solo astensionismo: anche i ricorsi bloccano e rallentano il rinnovo degli Ordini

di Antonello Cherchi e Valeria Uva

Scarsa partecipazione al voto non significa bassa conflittualità nell’assegnazione degli incarichi all’interno degli Ordini professionali. Lo insegna, per esempio, la vicenda che ha coinvolto il Consiglio nazionale forense in un lungo contenzioso a causa della ineleggibilità di nove consiglieri che avevano alle spalle già due mandati consecutivi nel Cnf. La questione si è chiusa da poco con elezioni suppletive che hanno portato a un rinnovo parziale del Consiglio.

Problema, quello del doppio mandato, con cui è ora alle prese il Consiglio nazionale degli assistenti sociali. Anche in questo caso a essere coinvolti sono i vertici dell’organismo, con il presidente che insieme alla vicepresidente e a a un consigliere sono ritenuti ineleggibili perché, secondo i ricorrenti, per loro si tratterebbe del terzo mandato.

Anche i commercialisti scontano le conseguenze di un braccio di ferro davanti ai giudici. Si è iniziato lo scorso anno, quando una professionista, durante le votazioni per il rinnovo degli Ordini territoriali della categoria, ha proposto ricorso contro il regolamento elettorale perché non si garantiva nelle liste un’adeguata rappresentanza alle donne. A dicembre 2020 il Consiglio di Stato, dopo una sentenza del Tar Lazio di segno contrario, ha accolto il ricorso e ha sospeso il voto.

Una volta riformato il regolamento elettorale, si sono stabilite nuove elezioni, ma a questo punto è stato messo in discussione il potere del Consiglio nazionale (scaduto e in prorogatio) di poterle indire. Questione finita anche questa davanti ai giudici amministrativi, con l’atto finale consumato qualche settimana fa davanti al Consiglio di Stato che ha dato ragione al Consiglio nazionale. Quest’ultimo ha, tuttavia, scelto di farsi da parte e di lasciare il posto al commissario per poter garantire tempi certi alle nuove elezioni degli Ordini territoriali, che poi dovranno eleggere il nuovo Consiglio nazionale.

Anche il rinnovo dei Consigli degli ingegneri si è bloccato per le pari opportunità. A fermare il voto un ricorso dell’Ordine di Roma contro il regolamento elettorale, modificabile però in prima battuta solo con un emendamento al Dpr sulla categoria. Il Tar ha dato ragione a Roma e ha bloccato la macchina elettorale, lasciando in forse anche le (poche) elezioni già svolte sul territorio. Ma dando al Cni il “potere” di proporre la modifica. La proposta del Cni sulle pari opportunità arriverà domani (ultimo giorno per il Consiglio in carica) alla Giustizia. Si punta a garantire una rappresentanza femminile del 30% (circa il doppio delle donne iscritte). Anche se - temono dal Cni - nelle realtà più piccole potrebbero non trovarsi candidate a sufficienza. Elezioni rimandate a primavera.

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