Prima casa anche per gli Ue non residenti
La Commissione europea all’attacco dei “privilegi” sulla prima casa degli italiani residenti all’estero: per la Ue il privilegio va esteso a tutti i cittadini Ue, con il risultato che le migliaia di belgi, tedeschi, o francesi che ogni anno comprano la seconda casa nel nostro Paese pagherebbero le imposte ridottissime della «prima casa». Questo sarebbe il risultato, paradossale, dell’adattamento dell’Italia alle richieste Ue, avanzate nel 2014 e snobbate da Governo e Parlamento (l’assegnazione alle Commissioni VI e XIV del Senato è del 3 settembre 2014, poi silenzio assoluto). Ma ieri la Commissione si è rifatta viva, dandoci due mesi di tempo prima di aprire lil contenzioso vero e proprio.
La vicenda parte da quanto è stabilito nella circolare 38/E del 2005 e dal Dpr 131/86: anche il residente all’estero e iscritto all’Aire (anagrafe degli italiani residenti all’estero) ha diritto alle agevolazioni fiscali per l’acquisto della “prima casa” (Iva al 4% o Registro al 2% del valore catastale, più due o tre imposte fisse a 200 euro ciascuna). Le condizioni sono quelle di non essere titolare, esclusivo o in comunione col coniuge, di diritti di proprietà o altri diritti reali di altra casa di abitazione nel territorio del Comune dove si trova l’immobile; di non essere titolare, neppure per quote o in comunione legale, su tutto il territorio nazionale, di diritti di proprietà o altri diritti reali su altra casa di abitazione, acquistata, anche dal coniuge, fruendo delle agevolazioni per l’acquisto della prima casa. Ma c’è anche l’aspetto della residenza: bisogna risiedere nel Comune dove la casa si trova o trasferirvisi entro 18 mesi. Solo gli iscritti all’Aire possono fare a meno di quest’ultimo requisito.
La Commissione ha ravvisato in questo trattamento di favore una discriminazione rispetto agli altri cittadini Ue, i quali, appunto, se rispettassero gli altri requisiti, dovrebbero poter comprar casa in Italia senza avere la residenza, proprio come gli italiani Aire. Con un risparmio (e una perdita per l’erario), su una casa media dal valore catastale di 200mila euro, di almeno 18-20mila euro.
Senza parlare dell’italiano non Aire costretto comunque ad andare ad abitare nel Comune in cui si trova la casa, mentre il cittadino straniero Ue (come l’italiano Aire) non avrebbe questo obbligo.
Nella scheda parlamentare (che però, evidentemente, non ha avuto alcun seguito), si evidenzia che l’Ue non tiene conto delle due situazioni oggettive eterogenee e non comparabili: l’emigrato italiano che conserva, anche attraverso la casa, i legami con la madrepatria, e lo straniero che viene qui solo in vacanza. La situazione, certo, si sbloccherebbe senza il ”privilegio” per gli iscritti Aire. Ma per evitare una discriminazione astratta si commetterebbe un’ingiustizia concreta.