Controlli e liti

Professionisti e studi locati, contenzioso imprevedibile tra canoni e lavori da fare

In assenza di norme lineari l’esito della vertenza è legato a dati di fatto molto variabili

di Giorgio Gavelli

L’incapacità di mettere il contribuente di fronte a un sistema coordinato di norme genera, nel concreto, la ricerca di soluzioni “anomale” e un contenzioso che, senza le asimmetrie normative, verrebbe evitato. Finché non si elimineranno queste distonie nella disciplina del reddito di lavoro autonomo, assisteremo al tentativo di applicare al caso di specie l’articolo 10-bis della legge 212/2000, che, disciplinando l’abuso di diritto, definisce come «operazioni prive di sostanza economica» i fatti, gli atti e i contratti, anche tra loro collegati, inidonei a produrre effetti significativi diversi dai vantaggi fiscali.

Da qui il ragionamento della Cassazione nell’ordinanza 23135/2022, secondo cui il comportamento del professionista non è, tra l’altro, contestabile perché:
O
l’immobile necessitava di un consistente intervento di ristrutturazione di cui si era fatta carico la società (ricorrendo a finanziamenti dei soci);
O
la locazione permetteva di sottrarre l’immobile a possibili azioni risarcitorie dei clienti del professionista (un dentista);
O
l’investimento tramite società immobiliare e non nell’ambito professionale presenta motivazioni economiche e patrimoniali non trascurabili e non solo vantaggi fiscali. Come dire: questa volta è andata bene al contribuente ma è innegabile che il percorso che si sta seguendo nei giudizi è reso artificialmente lungo e tortuoso da norme disarmoniche.

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