Professione

Professionisti, sì al processo tributario con più mediazione e prove testimoniali

Le proposte di riforma per deflazionare un contenzioso fatto in gran parte di cause di modico importo

di Ivan Cimmarusti

Il 46,1% dei ricorsi presentati nel 2020 alle Commissioni tributarie ha un valore medio che non supera i 3mila euro. E se si considera che quelli pari o superiori a 1 milione di euro sono solo l’1,6% allora sembra chiaro come il contenzioso fiscale sia sostanzialmente intasato di procedimenti bagatellari, che in parte finiscono per ingolfare il funzionamento della sezione tributaria della Cassazione.

Dai professionisti del fisco e dal dipartimento Finanze del Mef arrivano le prime, preliminari, idee per un’azione deflattiva del contenzioso anche di più basso valore, a partire dal potenziamento di istituti quali la mediazione e la conciliazione.La direttrice generale delle Finanze, Fabrizia Lapecorella, l’ha detto in una relazione agli atti della Commissione d’inchiesta sulla riforma dell’Irpef: i dati «suggeriscono» una «riflessione su iniziative da intraprendere per migliorare l’efficienza della giustizia tributaria e garantire la corretta riscossione delle imposte per lo Stato, agendo sul rapporto fisco-contribuente e sul rapporto giustizia-contribuente, connessi tra loro».

IL MACIGNO DEI RICORSI BAGATELLARI

La sua audizione, assieme a quelle depositate nella stessa Commissione dai professionisti del fisco, ora sarà acquisita nel gruppo interministeriale Mef-Giustizia – presieduto dal professor Giacinto della Cananea e dalla stessa Lapecorella – incaricato dai ministri Marta Cartabia (Giustizia, competente per la legittimità) e Daniele Franco (Economia, competente per il merito) di riformare il discusso funzionamento del processo fiscale. Un intervento che sta a cuore al governo di Mario Draghi, tanto che tra i 22 decreti collegati al Def c’è anche quello sul restyling del contenzioso.

I temi al centro del dibattito
Sul tavolo del nuovo gruppo interministeriale non mancano proposte di un restyling incisivo, a partire dai quattro disegni di legge ordinamentali che puntano all’istituzione di una «quinta magistratura». Ma in questo caso si tratterebbe di una riforma di non facile attuazione nel breve-medio periodo, non solo per i costi ma anche e soprattutto per i tempi, visto che il gruppo di lavoro ha avuto un mandato ampio ma tempi ristretti: entro fine giugno - con eventuale proroga al 31 agosto - dovrà presentare ai ministeri le proposte di riforma.

A ciò si aggiunga che un importante contributo potrà arrivare anche dai professionisti, in quanto lo stesso decreto di nomina della commissione prevede che sarà necessario «avvalersi di qualificati esperti», «provenienti da diverse categorie professionali. Tuttavia agli Ordini di avvocati e commercialisti non basta: hanno fatto una richiesta di partecipare con propri rappresentanti alla Commissione .Il dibattito potrebbe ricadere sul potenziamento di strumenti già esistenti. Interventi mirati per limitare i ricorsi. Ma non è escluso che nello sviluppo dei lavori si ragioni su azioni ordinamentali di più ampio respiro e di maggior impatto innovativo, come l’istituzione di un giudice specializzato che eserciti l’attività in via esclusiva.

Professionisti e Finanze
Un quadro di insieme degli interventi preliminari da compiere è desumibile dall’incrocio delle relazioni della dg delle Finanze e dei professionisti ascoltati dalla Commissione sulla riforma dell’Irpef, quali il Consiglio nazionale forense (Cnf), il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili (Cndcec), l’Unione camere avvocati tributaristi (Uncat), l’Associazione nazionale consulenti tributari (Ancot), l’Associazione nazionale dei consulenti tributari italiani (Ancit), l’Associazione nazionale tributaristi (Lapet), l’Associazione nazionale tributaristi (Anti) e l’Associazione nazionale consulenti finanziari (Anasf).

Mediazione e conciliazione
Ma andiamo con ordine, partendo dalle principali proposte presenti in entrambe le relazioni: la revisione del reclamo-mediazione e il potenziamento dell’istituto della conciliazione. La mediazione, in particolare, ha già prodotto buoni risultati nel passato, tanto che secondo i dati presentati dalla Lapecorella, l’istituto ha potuto abbattere del 56% il numero dei contenziosi di primo grado di modico valore.

Stessa cosa non può dirsi per la conciliazione, che negli ultimi anni è stata molto contenuta. Per questo la Lapecorella auspica «una rivisitazione organica degli istituti deflattivi sia in pendenza di giudizio sia ante causam». Sulla mediazione i professionisti aggiungono che sarebbe necessaria affidarla a «strutture autonome» piuttosto che all’amministrazione finanziaria: si «auspica» l’individuazione di «un organo super partes, come avviene nel processo civile». Il potenziamento della conciliazione giudiziale dovrebbe essere anche esperibile nel giudizio pendente innanzi alla Cassazione.

I professionisti aggiungono un ulteriore aspetto: l’introduzione della prova testimoniale nel processo tributario. La stessa Lapecorella non esclude questa ipotesi, ma precisa che «al pari di quanto già previsto nell’ambito del codice del processo amministrativo, si potrebbe valutare, limitatamente a casi specifici, l’ipotesi di ammettere la prova testimoniale nel giudizio tributario». Insomma, la partita è aperta: non resta che capire quanto il Mef e la Giustizia siano disposti a scendere a compromessi per un restyling delle liti fiscali.

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