Imposte

Reddito d’impresa, tassazione al 24% rinviata al 2018

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di Gian Paolo Tosoni

L’imposta sul reddito delle imprese (Iri) viene rinviata al 2018. Lo prevede l’attuale articolo 91 del disegno di legge di bilancio 2018 approvato dal Governo; il rinvio genera molta delusione nel mondo delle imprese individuali e società di persone. L’articolo 55 bis del Dpr n. 917/86 la cui decorrenza viene ora rinviata al 1 gennaio 2018, prevede la tassazione con la aliquota proporzionale del 24%, quindi nella stessa misura prevista per l’Ires, del reddito di impresa delle imprese individuali, società in nome collettivo, in accomandita semplice ed equiparate in regime di contabilità ordinaria. La tassazione dei redditi avrebbe concorso a formare la base imponibile soltanto in presenza di prelievo degli utili da parte dell’imprenditore o dei soci. Si trattava di un regime fiscale che avrebbe equiparato le imprese soggette ad Irpef alle società di capitali. Le riserve di utili formate fino al periodo di imposta 2016 avrebbero potuto essere distribuite liberamente senza tassazione i capo ai soci in quanto già tassate per trasparenza. Invece gli utili prelevati e formati nel periodo di applicazione dell’Iri sarebbero tassati per intero in capo ai soci come reddito di partecipazione ma deducibili dal reddito di impresa.

Peraltro l’articolo 58 del Dl n. 50/2017 aveva introdotto l’ultimo tassello necessario per completare la nuova normativa prevedendo che i prelevamenti delle riserve di utili tassati con l’imposta proporzionale del 24%, effettuati dopo la cessazione del regime Iri, non potendoli più dedurre in capo alla società generano un credito di imposta pari all’imposta pagata dalla impresa (24%).

Insomma un nuovo sistema impositivo che avrebbe funzionato e che molti imprenditori, piccoli ma significativi, ci contavano. Infatti il meccanismo dell’Iri è conveniente in primo luogo in presenza di elevati costi indeducibili per i quali la tassazione si sarebbe fermata al 24% trattandosi di riprese fiscali e non di utili distribuibili. Inoltre le imprese che investono sarebbero state premiate in quanto sulle somme non prelevate la tassazione fiscale sarebbe stata inferiore a quella attuale; ricordiamo che dal 2017 l’aiuto alla crescita economica (Ace), riduce il rendimento nozionale al 1,6% in luogo del 4,75%.

Ma la tassazione proporzionale per le imprese individuali e società di persone non riesce a decollare come è già avvenuto un decennio fa.

Molti imprenditori avevano già nel corso del 2017 assunto comportamenti preordinati alla opzione per l’Iri da esercitare nella dichiarazione dei redditi 2018 con effetto da quest’anno.

Il legislatore fiscale alla luce del cambio repentino in ordine alla data di decorrenza dell’Iri, dovrebbe fare il bel gesto di azzerare la sanzione per insufficiente versamento dell’acconto 2017 che molti contribuenti avevano determinato su base previsionale, nello scorso mese di giugno. L’acconto mancante potrà essere versato entro il prossimo mese di novembre ma la sanzione da calcolare con il ravvedimento operoso appare umanamente fuori luogo.

Ci sono poi imprese che hanno adottato la contabilità ordinaria fin dall'inizio del periodo di imposta che risulta inutile se preordinata all’Iri.

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