Contabilità

Report di sostenibilità, obbligo verso l’estensione anche alle Pmi

La platea della dichiarazione non finanziaria va verso l’estensione

di Massimo Scotton

La Consob ha pubblicato i risultati di una call for evidence raccogliendo le risposte di operatori e associazioni di imprese ad una consultazione pubblicato sul proprio sito nel settembre 2020 per conoscere le ragioni della scarsa diffusione, su base volontaria, della dichiarazione non finanziaria (Dnf) di cui al decreto legislativo 254/2016.

Tale iniziativa coincide con la proposta di direttiva (COM(2021) 189 final) da parte della Commissione europea dello scorso 21 aprile; la nuova Csrd (Corporate sustainability reporting directive) modificherà i processi e i contenuti obbligatori del sustainability reporting ampliando altresì la platea dei soggetti destinatari.

Attualmente è in vigore il citato Dlgs 254/2016 che richiede, a decorrere dall'esercizio 2017, la pubblicazione della Dnf per gli enti di interesse pubblico rilevanti (Eipr) che superino taluni requisiti dimensionali. In fatto gli Eipr sono società quotate, banche e assicurazioni.

Prescindendo dalla casistica che riguarda operatori di elevato standing, pur sussistendo già un effetto di compliance indotto nella supply chain di imprese di minori dimensioni, si pone l'attenzione ai prossimi destinatari individuati nella proposta di Csrd.

Essa prevede l'estensione degli obblighi di sustainability reporting a:

1 società quotate nei mercati regolamentati europei (tranne micro-imprese), le Pmi quotate sarebbero obbligate dal 1° gennaio 2026;

2 società di grandi dimensioni secondo i parametri dimensionali dell'Accounting directive 2013/34/EU (numero medio dipendenti: 250; totale dello stato patrimoniale: 20 milioni di euro; ricavi: 40 milioni di euro;

3 tutte le banche e assicurazioni quotate e non quotate di grandi dimensioni (secondo i parametri dimensionali dell'Accounting directive).

La platea dovrebbe estendersi dalle circa 11.700 società europee incluse oggi nel perimetro di applicazione della direttiva 2014/95/UE a circa 49mila della nuova Csrd.

Permarrà altresì il regime di adozione volontaria della Csrd che riguarda la sostenibilità ambientale, i temi sociali e inerenti al personale, il rispetto dei diritti umani, la lotta contro la corruzione, e la governance aziendale.

Consob evidenzia il giudizio positivo degli enti obbligati, o comunque grandi e strutturati con positività presso gli stakeholder, imprese di rating e obiettivi di sostenibilità di medio-lungo periodo. Emergono perplessità nelle realtà meno strutturate, circa l'individuazione e la gestione dei dati per i processi di reporting. Non ultima la preoccupazione per il significativo impianto sanzionatorio in caso di violazione della disciplina. È verosimile che il commitment oggi apprezzato dal mercato risulti domani un minus per quanti non adottino comportamenti di sustainability disclosure.

Queste attività richiedono una struttura e professionalità adeguate a un nuovo wording di comunicazione, che impatta sull'analisi costi-benefici che ogni impresa, specie di piccole dimensioni, svolge quotidianamente.

Occorrono meccanismi premiali per le Pmi al fine di indirizzarle verso un trend ormai tracciato a livello europeo e mondiale sui temi Esg.

Nel Pnrr ben possono trovar spazio meccanismi restitutori tangibili che favoriscano l'adozione concreta delle direttive europee attraverso, ad esempio, sgravi connessi alla riduzione delle emissioni Ghg, allo sfruttamento del suolo e delle risorse, e vantaggi legati a particolari comportamenti di consumo finale, benefici per l'attuazione di politiche di impiego giovanile e di genere trasferibili sui beneficiari finali, o ancora, agevolazioni collegate all'efficacia e tenuta dei modelli eticamente ispirati al contrasto di fenomeni antisociali e corruttivi.

Servono nuovi spazi e infrastrutture per promuovere lo sviluppo sostenibile delle Pmi.

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