Imposte

Requisiti e importo dell’una tantum da definire per autonomi e professionisti

Un decreto ministeriale definirà le caratteristiche dell’indennità ma per dare 200 euro a chi ha meno di 35mile euro di reddito non bastano 500 milioni

di Andrea Dili

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge aiuti (50/2022) vengono confermate le aspettative della vigilia: il Governo assegna a lavoratori e pensionati una specifica indennità per far fronte alle conseguenze economiche della guerra in Ucraina. Ma se per dipendenti e pensionati tale indennità viene prevista nella misura di 200 euro una tantum, per lavoratori autonomi e professionisti non vengono specificati né i requisiti di accesso né l’entità della somma. L’articolo 33 del decreto, infatti, si limita a istituire un Fondo per il sostegno del potere di acquisto dei lavoratori autonomi, con una dotazione iniziale di 500 milioni di euro.

La stessa norma individua un novero dei beneficiari assai ampio, ovvero:

i lavoratori autonomi e i professionisti iscritti alle gestioni Inps, quindi sia i titolari di partita Iva iscritti alla gestione separata, sia i contribuenti della gestione artigiani e commercianti, sia gli agricoltori;

i professionisti iscritti alle Casse di previdenza autonome.

Il diritto di percepire l’indennità – che non sarà cumulabile con quella riservata alle altre categorie di lavoratori e ai pensionati – spetterà soltanto a coloro che nel periodo d’imposta 2021 hanno percepito un reddito non superiore al valore stabilito attraverso un decreto del ministro del Lavoro, di concerto con il ministro dell’Economia, da adottarsi entro il 17 giugno. Lo stesso decreto dovrà definire i criteri e le modalità per la concessione dell’indennità, criteri che, presumibilmente, ricalcheranno quelli utilizzati per gestire i bonus varati nell’ambito della legislazione emergenziale Covid-19.

Per garantire una più veloce erogazione delle somme, quindi, potrebbe essere chiamata in causa l’agenzia delle Entrate, che ha governato, con buoni risultati, il flusso dei pagamenti dei contributi a fondo perduto anti Covid. Per i professionisti iscritti alle Casse autonome, invece, i pagamenti potrebbero essere gestiti dagli stessi enti di previdenza, anche in questo caso in analogia con quanto avvenne per le indennità del 2020: il secondo comma dell’articolo 33, infatti, dispone che il decreto ministeriale definisca la quota di risorse da destinare a tali professionisti e i relativi criteri di ripartizione.

Sul piano fiscale va sottolineato come, nel silenzio della norma, sia presumibile ritenere che tali indennità non concorrano alla formazione del reddito dei percettori, in logica analogia con quanto esplicitamente previsto dagli articoli 31 e 32 relativamente alle indennità liquidate a dipendenti, pensionati e precari.

Infine, è opportuno soffermarsi sulla dotazione finanziaria della misura: se, per esprimere una valutazione complessiva sugli effetti del bonus, occorrerà inevitabilmente attendere l’emanazione del decreto ministeriale, l’entità delle somme stanziate potrebbe non essere sufficiente a garantire ad autonomi e professionisti lo stesso trattamento riservato alle altre categorie di lavoratori. I 500 milioni, infatti, basteranno per assegnare l’indennità a 2,5 milioni di lavoratori, su una platea complessiva di circa 5 milioni di soggetti, la grande maggioranza dei quali con redditi inferiori a 35mila euro.

Verosimilmente, quindi, il decreto dovrà stabilire o una indennità più bassa o un limite reddituale inferiore a 35mila euro, ovvero confermare anche per lavoratori autonomi e professionisti ammontare dell’indennità (200 euro) e soglia reddituale, per poi verificare il numero delle domande che perverranno ed, eventualmente, provvedere a una integrazione della provvista finanziaria.

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