Imposte

Reverse charge appalti, stop della Commissione Ue

Bruxelles nega il via libera alla misura prevista dal decreto legge 124/2019

di Marco Mobili e Giovanni Parente

Niente reverse charge sugli appalti di manodopera. La pietra miliare delle misure antievasione previste dal collegato fiscale alla manovra 2020 non ha ottenuto il via libera di Bruxelles. Un po’ a sorpresa, anche per gli stessi parlamentari, la notizia è arrivata alla fine della risposta del ministero dell’Economia - letta dalla sottosegretaria Maria Cecilia Guerra (Leu) - all’interrogazione di Gian Mario Fragomeli (Pd) in commissione Finanze alla Camera. Lo stop di Bruxelles rischia di rivelarsi molto costoso per l’Erario che, stando alla relazione tecnica all’articolo 4 del Dl 124/2019, aveva fortemente creduto nella misura, tanto da quantificare in quasi 600 milioni per il 2021 il possibile recupero considerando l’impatto su Iva, imposte dirette e Irap.

A fronte di questo inciampo, sotto il profilo del recupero del gettito sembrano aver funzionato altri interventi contenuti nel collegato fiscale alla manovra 2020. In particolare il tentativo di comprimere le indebite compensazioni. La cifra che balza subito all’occhio resa nota nella risposta all’interrogazione riguarda il vincolo imposto all’utilizzo in F24 di crediti sopra i 5mila euro solo dopo dieci giorni dalla presentazione della dichiarazione dei redditi. Dai dati ottenuti dall’agenzia delle Entrate, infatti, le compensazioni di crediti relativi alle imposte dirette, per importi annui superiori a 5mila euro, sono state pari a 4,9 miliardi nel 2019 a fronte di 4,15 miliardi nel 2020, con una riduzione di circa 763 milioni di euro (-15,5%). Ma non solo, perché come riferisce sempre il Mef nella risposta «è stata riscontrata una significativa diminuzione nell’utilizzo in compensazione di falsi crediti Iva, indicati nella dichiarazione annuale da società prive di struttura e compensati fraudolentemente attraverso l’istituto dell’accollo». In più viene sottolineata anche l’efficacia del blocco alle compensazioni per le partite Iva a cui è stato notificato il provvedimento di cessazione: «La novità normativa, abbinata agli strumenti di analisi del rischio della partite Iva in uso all’agenzia delle Entrate, consente di bloccare le indebite compensazioni effettuate da società prive di mezzi e di struttura» costituite solo per «porre in essere falsi crediti».

Tutto ciò sembra non bastare. Il Mef registra una crescita costante, specialmente nel 2020, di indebite compensazioni con crediti falsi di natura agevolativa, primo fra tutti quello concesso per investimenti in ricerca e sviluppo. Più nel dettaglio, «si evidenziano forti criticità nei settori caratterizzati da un utilizzo intenso di manodopera, tra i quali quello della pulizia e della logistica».

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