Controlli e liti

L’aumento di capitale può essere riciclaggio

Finalizzata alla ripulitura l’operazione non sospetta della ricapitalizzazione

di Patrizia Maciocchi

Scatta il reato di riciclaggio per l’amministratore di fatto di una società che conferisce il denaro, provento di truffa aggravata, in una società terza sottoscrivendo un aumento di capitale. La Corte di cassazione (sentenza 976) conferma la condanna per il reato previsto dall’articolo 648-bis, in relazione a tre milioni di euro, provento di una truffa aggravata commessa in danno della Regione. Per la Corte territoriale era mancata la prova che l'imputato avesse concorso nel reato presupposto, circostanza che avrebbe impedito di contestargli il riciclaggio. I giudici ricordano a questo proposito che il criterio temporale, comunemente adottato per distinguere il concorrente nel reato presupposto da riciclatore, non è risolutivo. Non passa neppure il tentativo di far riqualificare il riciclaggio nella ricettazione. Ad avviso della Suprema corte infatti il trasferimento era finalizzato a ripulire il denaro di provenienza illecita. Scopo ottenuto con un’operazione formalmente legittima e dunque non sospetta: il conferimento di denaro ad una società terza, al di fuori di ogni collegamento palese e di qualunque giustificazione plausibile nella forma di aumento di capitale. Il tutto in favore di una compagine cessata definitivamente dopo qualche mese dal versamento.

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