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Riforma fiscale, dall’Ires all’Irap le sei misure da realizzare subito

Urgente ridurre tassazione e adempimenti, ma anche dare più certezza alle regole e aumentare la fiducia

di Paolo Moretti

In questo periodo si parla molto di una riforma del sistema fiscale ma concretamente ancora non sono state prese misure atte ad attuarla.

La necessità di una sostanziale riforma è indispensabile, considerato il mutato quadro economico che ha condizionata la crescita economica in Italia. I fattori che hanno influito e stanno influendo negativamente sulla crescita sono: alta pressione fiscale, eccessivo debito pubblico, incertezza e complessità della normativa tributaria e crisi da pandemia.

La pressione fiscale in Italia si attesta intorno al 44%, e il total tax rate, cioè il totale delle imposte e altri tributi gravanti sulle Imprese risulta essere del 68%, il più alto tra i paesi industrializzati europei.

L’adattamento del sistema fiscale all’evoluzione del mutato quadro economico è un cardine fondamentale nell’ambito della politica economica che il Governo dovrà attuare al più presto e nello stesso tempo dovrà impegnarsi anche, per quanto possibile, a trovare soluzioni per armonizzare le regole fiscali in Europa, per creare una augurabile “Unione fiscale europea” necessaria per evitare una concorrenza sleale tra gli Stati membri. Pertanto, sarà opportuno nominare un’apposita commissione di studio.

L’attuazione di una riforma ben strutturata non può essere che graduale e, per costruirla, è fondamentale il rispetto:

a) dei principi costituzionali di capacità contributiva e progressività del sistema di cui all’articolo 53;
b)
dei principi e delle direttive della Comunità europea;
c)
della stabilità della pressione fiscale rispetto al Pil;
d)
del principio di equità;
e)
della certezza del diritto e semplicità delle regole.

Bisogna partire dalla riscrittura dei testi unici delle imposte dirette e indirette, ancora fermi agli anni 70 (riforma Visentini) con vari adattamenti avvenuti nel corso degli anni, finalizzati solo a reperire risorse finanziarie per coprire la spesa statale.

Bisogna costruire un vero “codice tributario” omnicomprensivo, formato da una parte generale e da parti speciali relative alle singole imposte e altri aspetti collegati (codificazione su due livelli), in modo da garantire, anche sul piano comunitario, la coerenza e la stabilità del sistema.

L’adozione di una codificazione a “due livelli” garantirebbe che i principi dello Statuto dei diritti del contribuente (legge 212/2000) assurgano a livello di disposizioni preliminari, acquisendo in tal modo una forza giuridica tale da incidere direttamente sull’attività legislativa.

La riforma deve essere ispirata a taluni principi cardine: efficacia, efficienza, equità e sostenibilità.

È chiaro che la riscrittura dei testi unici richiede tempo, però nel frattempo si potrebbe semplificare il sistema fiscale e ridurre la pressione fiscale e gli adempimenti.

In merito agli adempimenti fiscali, da una recente stima, i tempi necessari per effettuarli ammontano a circa 290 ore all’anno, contro – ad esempio – le 110 del Regno Unito e le 120 della Francia. Nell’attesa della riforma con la riscrittura dei testi unici, si può procedere nel frattempo a ridurre il carico tributario sulle imprese e modificare le norme tributarie esistenti per migliorarne l’efficienza e la competitività e ridurre gli adempimenti fiscali.

Alcune delle misure che potrebbero essere realizzate nel breve tempo sono le seguenti:

a) rendere competitive le imprese italiane mediante la riduzione dell’aliquota Ires dal 24% al 20%, l’eliminazione dell’Irap e la riduzione del costo del lavoro. Secondo l’Assonime, le minori entrate potrebbero essere compensate, in parte, eliminando le agevolazioni Iva 4% e del 10%;
b)
dare maggiore efficacia probatoria alle scritture contabili e ai controlli dei documenti contabili rispetto alle metodologie statistiche, le quali, come è noto, hanno poca efficienza con riguardo alla concreta situazione del singolo contribuente;
c)
agevolare le imprese che decidono di stabilire la propria residenza in Italia, tramite incentivi tributari e trovando forme di tutela degli azionisti;
d)
non produrre norme con effetti retroattivi nel rispetto dell’articolo 3 dello Statuto del contribuente (Legge 212/2000), il quale dispone che, salvo le norme di interpretazione autentica, le disposizioni tributarie non possono aver contenuto retroattivo;
e)
procedere a una riforma del processo tributario semplificando le procedure e potenziando gli strumenti che disinnescano il contenzioso. Creare un organismo di mediazione indipendente;
f)
favorire la tax compliance, cioè incentivo all’adempimento spontaneo della obbligazione tributaria.

Infine, va ricordato che un sistema fiscale, per avere successo deve:

essere semplice, razionale, equo e giusto;

avere aliquote nominali accettabili e tali che l’evasione non sia considerata il migliore investimento;

essere compreso e accettato dagli operatori, dalle imprese e dai cittadini, come un “buon” sistema fiscale.

In conclusione, è urgente riformare completamente il sistema fiscale, semplificarne la normativa, ridurre la tassazione e gli adempimenti, in modo da dare più certezza alle regole, ricreare quel clima di fiducia fra operatori, cittadini e Istituzioni, per contribuire alla crescita del Paese tanto necessaria in questa fase particolare.