Controlli e liti

Ruffini: «Frodi all’11,4 per cento. Ceduti crediti per 38,4 miliardi»

Il direttore delle Entrate in audizione al Senato difende la necessità della stretta anti illeciti

di Marco Mobili e Giovanni Parente

I numeri parlano da soli. Al 31 dicembre scorso risultavano effettuare 4,8 milioni di comunicazioni per la cessione o lo sconto in fattura dei bonus edilizi per un controvalore complessivo di 38,4 miliardi di euro. Il fenomeno delle frodi ha assunto però dimensioni sempre più consistenti: l’attività di analisi e controllo ha consentito ad Agenzia e Guardia di Finanza di individuare crediti d’imposta inesistenti per 4,4 miliardi di euro. In pratica si tratta dell’11,4% dei crediti ceduti. E tra i bonus “irregolari” ben 2,3 miliardi sono ora oggetto di sequestri preventivi da parte delle Procure, 160 milioni di euro sono stati sospesi e scartati sulla piattaforma telematica di cessione mentre gli importi residui sono al centro di indagini in corso e di richieste di sequestro preventivo inviate alle autorità giudiziarie. A fornire il quadro aggiornato è stato il direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, nell’audizione presso la commissione Bilancio del Senato sul decreto Sostegni ter che ha introdotto il blocco alle cessioni multiple dei crediti.

Il blocco introdotto dal Governo - fortemente contestato da professionisti, imprese e associazioni di categoria - si è reso necessario proprio alla luce delle cifre oggetto di frode. Situazioni su cui il numero uno dell’Agenzia ha prospettato alcuni esempi. È il caso di due società gestite dalle stesse persone che utilizzando un meccanismo circolare di false fatture e comunicazione di cessione crediti hanno messo in atto operazioni per centinaia di milioni. Nell’arco di pochi mesi, questi due soggetti hanno emesso tra di loro fatture per anticipi di lavori mai effettivamente realizzati per un importo di quasi mezzo miliardo di euro. Da queste operazioni sono stati poi generati crediti d’imposta indebiti, poi successivamente monetizzati attraverso intermediari finanziari. Parte dei crediti è stata ceduta a persone fisiche compiacenti, per lo più nullatenenti, dello stesso nucleo familiare, che poi hanno incassato il controvalore del credito da un intermediario finanziario.

Altro caso raccontato è lo scambio avvenuto a fine dicembre di 6 milioni di euro di bonus edilizi ancora una volta tra soggetti nullatenenti e del tutto “sconosciuti” al Fisco.

Due esempi che, a detta di Ruffini, mettono in risalto le criticità delle norme precedenti agli interventi del decreto Antifrodi (poi confluito nella manovra) e del Sostegni ter. Proprio quest’ultimo (Dl 4/2022), con l’articolo 28, costituisce «un primo argine». Oltre alla finalità di difendere gli interessi erariali, la norma - a detta di Ruffini - tutela «gli acquirenti in buona fede, che avranno quale unico interlocutore il beneficiario originario della detrazione o il soggetto che ha eseguito i lavori, così facilitando anche – per i soggetti obbligati – l'attività di adeguata verifica dei rischi di riciclaggio». Detto in altri termini, la «limitazione è finalizzata a rendere più facile per chi acquista un credito verificarne l'effettiva sussistenza e la relativa documentazione».

A chi contesta poi la precedente stretta con cui è stato reso responsabile anche il cessionario con il conseguente blocco dei crediti d’imposta nel cassetto come oggetto delle reato, il diretto dell’Agenzia fa notare che i crediti sequestrati dall’autorità giudiziaria restano inutilizzabili anche per il cessionario in buona fede.

Alle domande dei senatori, Ruffini ha sottolineato che il meccanismo della cessione unica garantisce maggiormente il cessionario perché accorcia la filiera e rende più facilmente riscontrabile l’esistenza del credito acquisto e far valere i suoi diritti sul committente dei lavori o sull’impresa. Quanto alla richiesta di alleggerire i vincoli appena introdotti, magari trasmettendo le foto dei cantieri che attestino l’effettiva realizzazione dei lavori, il direttore dell’Agenzia ha manifestato la difficoltà di fornire quasi 5 milioni di foto sulle comunicazioni di interventi effettuati e le perplessità che le immagini fornite non siano rispondenti alla realtà dei cantieri.

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