Imposte

Salgono a 5 miliardi i crediti fiscali incagliati nei cassetti delle imprese

L’indagine di Cna fotografa il raddoppio dei crediti bloccati nel giro di pochi mesi

di Giuseppe Latour

Oltre cinque miliardi di crediti fermi nei cassetti fiscali. Il Centro studi di Cna torna ad analizzare la situazione del mercato degli sconti in fattura e delle cessioni per le imprese della filiera delle costruzioni. E fotografa una situazione che, rispetto al report preparato appena pochi mesi fa, si è aggravata in modo consistente.

Se in base all’indagine diffusa a inizio giugno, infatti, i bonus in attesa di essere monetizzati valevano circa 2,6 miliardi di euro, adesso questa cifra, secondo le stime dell’associazione, realizzate partendo dai dati dell’agenzia delle Entrate, è quasi raddoppiata. Il motivo è da ricercare nelle risposte fornite da circa 2.100 imprese associate, distribuite su tutto il territorio nazionale.

Sono, allora, quasi 50mila quelle che, in questo periodo, stanno accusando difficoltà nello smaltimento di questi crediti. In sostanza, hanno prima effettuato un lavoro di ristrutturazione, accettando come pagamento un credito fiscale al posto del denaro. Quando, poi, hanno provato a monetizzarlo (molto spesso in banca), hanno trovato il sistema bloccato. Vendere questi bonus sta diventando, infatti, quasi impossibile.

«La nostra indagine - spiega il presidente di Cna, Dario Costantini - dimostra che mentre Governo e Parlamento intervengono con nuove modifiche sui bonus per l’edilizia, la priorità è trovare con urgenza una soluzione per consentire alle imprese di svuotare i cassetti fiscali per non essere soffocate. Le ipotesi di utilizzare gli F24 delle banche è una risposta parziale, occorre una soluzione che dia certezze alle imprese che hanno realizzato lavori anticipando i soldi per conto dello Stato». Serve, allora, un intervento straordinario per favorire lo svuotamento dei cassetti fiscali. Altrimenti gli oneri per le imprese rischiano di essere superiori ai benefici degli incentivi.

Secondo l’analisi Cna, infatti, è esplosa la percentuale di imprese che, da almeno cinque mesi, si trovano ad avere un cassetto pieno: attualmente, sfiora il 75%, mentre nella precedente rilevazione era a quota 35 per cento. Su questa stessa linea, aumenta il numero di imprese che hanno in pancia crediti per valori superiori a 100mila euro: si passa dal 45 al 54,5% del totale.

Questa grande massa di bonus in cerca di monetizzazione ha favorito l’ingresso sul mercato di soggetti, diversi dagli intermediari finanziari, che si dicono disponibili a comprare crediti, in assenza di canali tradizionali, ma solo a condizioni particolarmente penalizzanti. Insomma, sta nascendo una vera e propria speculazione ai danni della filiera delle costruzioni.

Secondo l’indagine, allora, oltre metà delle imprese in difficoltà ha ricevuto offerte di acquisto da parte di soggetti diversi dagli intermediari finanziari: solo nell’8% dei casi, però, queste proposte avevano condizioni in linea con le attese. Nel 42% dei casi c’erano condizioni troppo gravose perché il potenziale venditore potesse accettarle.

Il blocco di questa massa di crediti sta provocando, a cascata, impatti pesanti su tutta la catena dei soggetti legati alla filiera dell’edilizia. Oltre metà delle imprese intervistate dichiara di essere in ritardo con il pagamento dei fornitori. Sono oltre il 40% i soggetti che fanno fatica a pagare tasse e imposte, mentre il 60% delle imprese sta valutando la sospensione dei cantieri in corso e l’86% afferma che non aprirà nuovi cantieri.

Non c’è, allora, solo un problema legato alla gestione delle attività già chiuse, ma c’è anche da mettere in conto una forte difficoltà per il futuro. Il report descrive un mercato che, se anche dovesse ripartire, lo farà con numeri diversi rispetto a quanto abbiamo visto finora. Appena il 7% delle imprese che ha difficoltà con i crediti fiscali è oggi disponibile a riconoscere ancora lo sconto in fattura ai propri clienti. Le altre imprese non lo faranno. Va, allora, messa in conto una significativa riduzione di questo settore di attività.

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