I temi di NT+Le massime di Cassazione

Solidarietà tributaria, peculato, Iva di gruppo e aree edificabili

La rassegna delle massime fiscali della Corte di cassazione nella settimana dal 10 al 14 febbraio

Venditore dell’immobile di lusso solidalmente responsabile delle maggiori imposte di registro e ipo-catastali in caso di dichiarazione mendace fornita al venditore. Peculato per il subconcessionario che non provvede al riversamento all’Erario delle somme della PREU ricavate dalle vincite. Non definibile la controversia tributaria avente ad oggetto il diniego dell’istanza di sgravio richiesta a seguito di ricevimento della cartella di pagamento. Responsabilità amministrativa tributaria sempre presente ai fini dell’irrogazione della sanzione se non sussiste inevitabile incertezza sul contenuto della norma. La dichiarazione di opzione per il regime di liquidazione IVA di gruppo ha natura di dichiarazione di volontà e ad essa non si rende applicabile la fattispecie della dichiarazione tardiva. Nessuna plusvalenza emergente in capo al venditore in caso di cessione di edificio sorto su terreno con residua cubatura edificatoria.


Solidarietà tributaria del venditore se causa la revoca dei benefici “prima casa”

In caso di revoca dell’agevolazione fiscale “prima casa”, la parte venditrice diventa responsabile solidale delle maggiori imposte di registro e ipo-catastali dovute se l’immobile, in base ad elementi oggettivi del contratto, è stato alienato come “non di lusso”. Ciò laddove la revoca dei benefici “prima casa” dipenda da circostanze non immediatamente imputabili all’acquirente, come una dichiarazione mendace consegnatagli dallo stesso venditore attestante la sussistenza dei presupposti per fruire del trattamento agevolato.

Cassazione, ordinanza 2633/2020


Risponde di peculato il sub-concessionario che non riversa all’Erario il Preu

Commette peculato anche il sub-concessionario che trattiene le somme dovute all’Erario per il Preu (prelievo erariale unico) perché la natura privatistica del contratto stipulato non incide sulla sua qualifica di incaricato di pubblico servizio. In tal modo, essendo privo di autonomia nella gestione e nell’esercizio del gioco, è sempre tenuto ad esercitare la concessione nel puntuale rispetto dei termini pattuiti fra Amministrazione e Concessionario.

Cassazione, sentenza 4937/2020


L’iscrizione a ruolo non impugnata preclude l’istanza di sgravio

La controversia tributaria avente ad oggetto l’impugnazione dei dinieghi di sgravio relativi ad un’iscrizione a ruolo non impugnata non costituisce una lite definibile ai sensi del decreto legge 50 del 2017 perché essa non può essere annoverata nella categoria degli atti impositivi atipici. Questo in quanto i provvedimenti negatori di sgravio così impugnati non determinano una pretesa nuova ed autonoma né rideterminano ex novo l’importo dovuto ma si limitano a recepire in via puramente attuativa e consequenziale il contenuto sostanziale ed inequivoco della cartella di pagamento, la cui opposizione sarebbe invece dovuta essere fatta.

Cassazione, ordinanza 2825/2020


La norma chiaramente interpretabile non genera incertezza

La sanzione tributaria deve essere sempre irrogata se non emerge alcuna equivocità del risultato conseguito attraverso il procedimento d’interpretazione normativa. Infatti la causa di esenzione del contribuente dalla responsabilità amministrativa tributaria richiede sempre una condizione d’inevitabile incertezza sul contenuto, sull’oggetto e sui destinatari della norma tributaria.

Cassazione, ordinanza 3231/2020


L’opzione per la liquidazione Iva di gruppo è dichiarazione di volontà

La dichiarazione d’opzione per il regime di liquidazione Iva di gruppo, previsto per le società controllanti e controllate, ha natura di dichiarazione di volontà e non di mera scienza e quindi ad essa non si rende applicabile la fattispecie della dichiarazione tardiva e pertanto se inviata dopo la scadenza dei termini di presentazione è da considerarsi omessa. Questo in quanto la violazione della fattispecie indicata, non meramente formale, oltre ad ostacolare l’attività di controllo è altresì idonea ad incidere sul versamento del tributo.

Cassazione, ordinanza 3252/2020


La residua capacità edificatoria non fa scattare la plusvalenza

Non si realizzano plusvalenze da cessione di terreni edificabili tutte quelle alienazioni a titolo oneroso di edifici che non abbiano sviluppato integralmente la potenzialità edificatoria del lotto su cui insistono. Infatti non è possibile porre a carico del venditore dell’edificio, sorto su un terreno già edificato, un’affermata plusvalenza, anche solo commisurata all’ulteriore capacità edificatoria non ancora sviluppata. In tal caso si tratterebbe, infatti, di porre, in capo a costui, una tassazione, che il legislatore ha già affermato debba avvenire in capo alla parte acquirente.

Cassazione, sentenza 3380/2020