Controlli e liti

Sostegni bis, allo studio lo stop alle cartelle fino al 30 giugno

l vertice di maggioranza conferma la replica immediata del fondo perduto di marzo e un conguaglio a fine anno

di Marco Mobili e Gianni Trovati

Il vertice che l’11 maggio ha riunito i partiti della maggioranza con il premier Draghi e il ministro dell’Economia Franco conferma l’impianto in due tempi per la replica degli aiuti a fondo perduto alle imprese. Prima di tutto ci sarà una replica degli aiuti concessi in base al primo decreto sostegni, con una possibile integrazione per tenere conto delle chiusure dei primi tre mesi del 2021.

A fine anno, poi, chi lo vorrà potrà farsi calcolare l’eventuale diritto a un sostegno ulteriore in base alla caduta degli utili, nei casi in cui questo parametro indicasse che la redditività è crollata in modo più pesante rispetto al semplice fatturato. Uno scenario che in base ai calcoli realizzati nelle scorse settimane dallUfficio parlamentare di bilancio potrebbe riguardare alcuni settori specifici come il tessile; in ogni caso, per tradurre il principio in numeri serviranno i dati dei bilanci e soprattutto delle dichiarazioni fiscali, in arrivo il 30 novembre. Per questa ragione questo meccanismo perequativo potrà essere avviato solo a fine anno. Nel nuovo meccanismo, poi, nella maggioranza si è fatta strada l’ipotesi di un aiuto aggiuntivo su misura per le attività che sono rimaste chiuse o semichiuse anche nelle ultime settimane, come i ristoranti privi della possibilità di collocare tavolini all’aperto.

Anche la riunione di martedì ha registrato comunque che la temperatura del confronto nella maggioranza resta alta, e promette di salire ulteriormente sui temi politicamente più divisivi, dal fondo perduto alle Dta per le banche. Al di là degli screzi politici, fra la Lega che prova a intestarsi il meccanismo perequativo e altre fonti della maggioranza che ne suggeriscono una paternità più condivisa, la questione sostegni continua a essere aperta. Forza Italia, in particolare, torna alla carica con la richiesta di irrobustire drasticamente il capitolo dedicato agli aiuti alle partite Iva riservando un bis automatico pari, per tutti, al 200% di quanto offerto dal decreto di marzo. Un’ipotesi, questa, che imporrebbe però di rivedere in modo radicale la distribuzione dei pesi fra le diverse misure, assorbendo nel fondo perduto 11 miliardi in più di quanto previsto finora. Undici miliardi, ovviamente, da sottrarre ad altre voci.

Nel frattempo però prosegue la carica delle misure per imbarcarsi sul decreto, atteso fra giovedì e venerdì in consiglio dei ministri a meno di slittamenti dell’ultima ora. Fra le novità in arrivo c'è un fondo da 500 milioni da destinare alla scuola per aiutare la riorganizzazione indispensabile per la ripresa generalizzata della didattica in presenza. Prova ad arricchirsi anche il capitolo fiscale, con l’obiettivo di raddoppiare il nuovo periodo di sospensione delle cartelle e dei pignoramenti di stipendi e pensioni, che potrebbe estendersi fino al 30 giugno e non fermarsi al 31 maggio come annunciato ormai due settimane fa dal ministero dell'Economia. Una copertura aggiuntiva servirà poi per garantire la possibilità di riprendere i pagamenti rateizzati per i contribuenti che sono decaduti dai precedenti piani di dilazione.

Per quanto riguarda il piano Transizione 4.0, sul tavolo c’è invece un ulteriore accorciamento del periodo di compensazione per consentire alle imprese di concentrare il beneficio fiscale in un tempo più stretto. Attualmente il piano già prevede che, per investimenti in beni strumentali tradizionali effettuati nel 2021, il credito di imposta sia utilizzabile in compensazione in un’unica quota annuale ma solo nel caso di soggetti con un volume di ricavi o compensi inferiori a 5 milioni di euro. La norma allo studio estenderebbe questo vantaggio eliminando la soglia dei 5 milioni. Sulla base dell’ipotesi emersa in queste ore, comunque, anche la nuova misura riguarderebbe solo i beni strumentali tradizionali (il cosiddetto ex superammortamento) che sono cosa diversa dai veri beni 4.0 funzionali alla digitalizzazione. I Cinque Stelle, in realtà, non rinunciano all’obiettivo di reintrodurre subito la cedibilità dei crediti d’imposta da Transizione 4.0. «È uno strumento fondamentale per le imprese», rilancia il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli che nel Conte-2 aveva guidato lo Sviluppo economico. Ma il supplemento di istruttoria avviato al ministero dell’Economia per superare le obiezioni Eurostat è solo agli inizi.

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