Spese di ospitalità e rappresentanza con deducibilità differenziata
Spese di rappresentanza e di ospitalità da tenere ben distinte ai fini dichiarativi, per evitare il rischio di errori nella deducibilità. L’articolo 108, comma 2, del Tuir collega la deducibilità delle prime:
alla presenza del requisito di inerenza (e, quindi, al collegamento con l’attività svolta dall’impresa);
al rispetto del tetto percentuale commisurato ai ricavi e proventi della gestione caratteristica (1,5% per ricavi fino a 10 milioni di euro; 0,6% per la quota eccedente e fino a 50 milioni di euro; 0,4% per la quota eccedente i 50 milioni di euro);
al rispetto delle prescrizioni di un decreto, approvato il 19 novembre 2008.
In quest’ultimo decreto troviamo:
una definizione generale di spese di rappresentanza, qualificate come le spese per erogazioni a titolo gratuito di beni e servizi effettuate con finalità promozionali o di pubbliche relazioni, il cui sostenimento risponde a criteri di ragionevolezza o, comunque, è coerente con pratiche commerciali di settore;
l’indicazione di una serie di situazioni ricorrenti (spese per viaggi turistici, eccetera) con i relativi requisiti;
la definizione (al comma 5) delle spese di ospitalità, che non sono (neppure ai fini Iva, ai sensi dell’articolo 19-bis1, comma 1, lettera h, del Dpr 633/1972) spese di rappresentanza. Si tratta delle spese di viaggio, vitto e alloggio sostenute per ospitare clienti, anche potenziali, in occasione di mostre, fiere, esposizioni ed eventi simili in cui sono esposti i beni e i servizi prodotti dall’impresa o in occasione di visite a sedi, stabilimenti o unità produttive dell’impresa.
Ciò che differenzia le spese di ospitalità da quelle di rappresentanza è che le prime non subiscono il limite di deducibilità percentuale legato ai ricavi e proventi della gestione caratteristica. Tuttavia, la deducibilità integrale è, in questo caso, subordinata, oltre che all’inerenza, alla tenuta di una documentazione “rafforzata”, dalla quale risultino anche le generalità dei soggetti ospitati, oltre che la durata e il luogo di svolgimento della manifestazione e la natura dei costi sostenuti. Entrambe le categorie di spese (rappresentanza e ospitalità) sono soggette, laddove caratterizzate da spese alberghiere e di somministrazione di alimenti e bevande, al limite di deducibilità del 75% di cui all’articolo 109, comma 5, del Tuir, applicabile in linea generale per tutti i costi diversi da quelli di cui al comma 3 dell’articolo 95 (sostenute da dipendenti e collaboratori in trasferta fuori dal Comune). In dichiarazione, i righi dedicati (impresa in contabilità ordinaria) sono l’RF23 e l’RF43. Nel primo va indicato l’ammontare:
in colonna 1, delle spese relative a prestazioni alberghiere e a somministrazioni di alimenti e bevande (che siano di rappresentanza o meno) la cui deducibilità è limitata al 75%;
in colonna 2, delle spese di rappresentanza diverse dalle precedenti (escludendo gli omaggi di valore unitario non superiore a euro 50, interamente deducibili);
in colonna 3, per quanto qui interessa, gli importi indicati nelle colonne precedenti.
Invece, nel rigo RF43:
in colonna 1, va indicato il 75% delle spese di rappresentanza per alloggio e vitto;
in colonna 2, vanno indicate le spese di rappresentanza, comprese le spese indicate in colonna 1, per l’ammontare deducibile in base agli scaglioni di deducibilità;
in colonna 3, oltre all’importo di colonna 2, va indicato il 75% delle spese relative a prestazioni alberghiere e a somministrazione di alimenti e bevande non qualificabili quali spese di rappresentanza, diverse da quelle all’articolo 95, comma 3, del Tuir.
Le spese di ospitalità andranno riportate in tali righi solo se costituite da spese per alberghi e ristoranti in modo da renderne indeducibile il 25 per cento.