Controlli e liti

Strategia normale per un anno speciale: decisivo l’uso dei dati

di Salvatore Padula

«Analisi del rischio»: sembra questa la formula magica che, ancora una volta, governa le «Linee guida per la programmazione 2020» dell’agenzia delle Entrate, che servono per definire le attività di prevenzione e contrasto dell’evasione fiscale.

Da un lato è una buona notizia. Perché, almeno sulla carta, l’analisi del rischio fa presumere l’esistenza di un’intensa attività preparatoria, di intelligence potremmo dire, nell’individuare i contribuenti da sottoporre a controllo, attraverso l’uso di applicativi, procedure, banche dati e datamart (raccoglitori di dati) dai nomi davvero singolari: da Radar a Interseco, da Staf a Space, da Giara al recentissimo @-Fattura, solo per citarne alcuni. Tutto bene, in teoria. Peccato che nell’esperienza di molti contribuenti questa capacità-lungimiranza dell’amministrazione non emerga in modo così cristallino e spesso ci sia la percezione di una certa causalità dei controlli, che tende a irritare i destinatari.

Dall’altro lato, colpisce un po’ quel senso di routine e ordinarietà che qua e là si coglie leggendo il documento con le «Linee guida». Ma come, vien da pensare, il governo ha di fatto battezzato il 2020 come l’anno zero del contrasto all’evasione fiscale è di tutto ciò non c’è praticamente traccia nel piano delle Entrate che, anzi, viene scritto tenendo «a base i livelli degli obiettivi programmati per il 2019»? D’accordo che, come si legge nella premessa, siamo ancora «nelle more dell’emanazione dell’Atto di indirizzo per il 2020 da parte del Ministro dell’economia e delle finanze, nonché della definizione degli interventi normativi in sede di sessione di Bilancio». Giustissimo. Eppure, non serve una cartomante per immaginare che il prossimo anno sarà un anno molto impegnativo per le Entrate, che per altro scontano ora una situazione complicata, dopo la mancata conferma del direttore Antonino Maggiore e la mancata nomina di un successore.

Scorrendo il documento ci si imbatte, con poche eccezioni, in attività certamente importanti ma altrettanto consuete. Per esempio, si sperimenterà ancora l’utilizzo delle informazioni contenute nell’archivio dei rapporti finanziari che era previsto fin dal 1991, è diventato operativo nel 2009 e continua a non essere utilizzato. Poi gli studi di settore e gli Isa, in quest’ultimo caso con il supporto di un nuovo software per le «attività di analisi e di controllo dei soggetti interessati». C’è qualche azione mirata sulle partite Iva individuali che hanno adottato nel 2016 il regime forfettario. C’è l’obiettivo di un incremento del numero di controlli nei confronti delle imprese minori. Ovviamente, qualche novità è attesa sul fronte della fattura elettronica, per cui saranno elaborate liste di contribuenti da controllare.

Eppure, è evidente che il 2020 non sarà un anno “normale”. E non solo perché l’agenzia dovrà mettere le mani su una parte del maggior gettito di 3,2 miliardi atteso dalle misure antievasione della legge di bilancio, che si aggiungeranno ai 13 miliardi già previsti. Ma anche perché la manovra e ancor più le parole pronunciate pochi giorni dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, indicano in modo chiaro la necessità di un cambio di passo nelle strategie per contrastare l’illegalità fiscale. Un nuovo approccio che si fonda anche sull’uso più efficace della tecnologia (a che servirebbero altrimenti i miliardi di dati raccolti su fatture, scontrini, pagamenti tracciabili?): analisi dei big data, intelligenza artificiale, analisi predittive. Con un dubbio: l’agenzia delle Entrate è pronta per questa sfida cruciale?

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©