Sul dopo-Orlandi resta la polemica ma il Mef «frena»
La querelle sulla nomina dell’ex direttrice dell’agenzia delle Entrate Rossella Orlandi a vice con delega al Catasto (si veda Il Sole 24 Ore di sabato) approda alla Camera, dove domani è atteso l’intervento sul tema da parte del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
A portare la questione a Montecitorio è Enrico Zanetti, viceministro dell’Economia nel governo Renzi e oggi deputato di opposizione (Scelta civica). Zanetti, da tempo critico con gli ex vertici dell’Agenzia, chiede di conoscere i motivi che hanno spinto ad agire senza aspettare l’insediamento, ieri, del nuovo direttore Ernesto Ruffini, lasciando la nomina al comitato di gestione di venerdì scorso presieduto dalla stessa Orlandi. Scontata la replica di Padoan, che con ogni probabilità ribadirà l’accordo “preventivo” anche con lo stesso Ruffini sul nuovo assetto di governance dell’Agenzia alla vigilia della fusione con Equitalia. Già ieri, con le polemiche in atto, fonti del ministero hanno bollato come «fantasiose ricostruzioni» quelle circolate in questi giorni adombrando una sorta di colpo di mano alla base dell’incarico. Nell’interrogazione, Zanetti «dà per scontato l’accordo politico» con il ministero dell’Economia per quello che definisce «un increscioso caso di autonomina», tale da «gettare ombre sull’immagine di un’Agenzia i cui percorsi di carriera dirigenziali sono al centro di polemiche ormai da anni».
Quella portata avanti con il question time è solo l’ultima tappa di un contrasto che in realtà dura da anni, e ha conosciuto molti momenti accesi. La nomina di Orlandi nel ruolo lasciato libero da Gabriella Alemanno, a quanto risulta al Sole 24 Ore, è maturata alla vigilia del comitato di gestione anche con l’obiettivo di garantire la continuità del rapporto di lavoro a una direttrice che, a differenza del suo predecessore (Attilio Befera era pensionato quando ha terminato il proprio incarico all’Agenzia), è una dirigente a tempo indeterminato.
La scelta, sostengono all’Economia, è stata condivisa anche con il nuovo direttore, Ernesto Ruffini, alla guida di Equitalia dal giugno 2015 e protagonista della fusione al decollo dal 1° luglio.
A rendere inedita la situazione di Rossella Orlandi, si diceva, c’è il suo status a fine mandato, che rimane quello di dirigente a tempo indeterminato (fin dal 2000) in servizio all’Agenzia.
Da questo punto di vista, come spiega la relazione al comitato di venerdì scorso, la scelta è stata dettata dal doppio obiettivo di valorizzare il profilo di Orlandi e di evitare l’emergere di danni, rischio che si corre in caso di “demansionamento”. Toccherà a Padoan, ora, offrire la spiegazione politica.