Imposte

Sulla strada della riforma fiscale la sfida difficile dell’imposta sui redditi

Inizia la fase del confronto parlamentare sugli emendamenti. La sfida più alta per il Governo sarà quella della revisione dell’Irpef

di Jean Marie Del Bo

La riforma fiscale inizia la fase del confronto parlamentare sugli emendamenti che, nelle intenzioni del Governo, dovrà essere rapida ed efficace.

Più ci si muove verso il momento in cui i principi dovranno assumere la concretezza delle regole operative, più appare evidente come la sfida più alta per il Governo sarà quella della revisione dell’Irpef. Per l’ampiezza dell’ambito di applicazione di questa imposta e per la conseguente attesa di modifiche destinate a incidere sulla vita di milioni di contribuenti.

Il quadro delineato dal Governo è chiaro. Si tratta di costruire un percorso modulare che porti a ridurre l’Irpef nel tempo con l’obiettivo di arrivare a una flat tax che conservi il principio di progressività attraverso il riordino delle deduzioni e delle detrazioni.

Ma un percorso di questo genere costituirà un passaggio di grande delicatezza per più di un motivo. In primo luogo, il Governo dovrà fare i conti con i costi di ogni operazione che coinvolge l’Irpef. I problemi di copertura, che sono presenti da tempo a operatori e studiosi, sono stati delineati anche nei giorni scorsi da più di un osservatore di peso, a partire dalla Banca d’Italia. Soprattutto (come hanno rilevato Upb e Commissione Ue) guardando all’obiettivo finale: la flat tax per tutti, considerata di difficile realizzazione.

Il tema coperture si affianca anche a quello di come conciliare con la riforma scelte politiche recenti, come il taglio del cuneo fiscale e contributivo che è stato rafforzato, ma solo fino a fine anno, con il decreto legge sul lavoro. A fine 2023 bisognerà, dunque, valutare se confermare lo sgravio. Tornare indietro avrebbe costi politici molto alti. Ma confermare la disciplina attuale getterà un’ombra rilevante sul complesso delle risorse che potranno essere messe a disposizione della fase iniziale della riforma fiscale. Insomma, la partita sarà costi politici contro costi finanziari.

Le scelte recenti con cui fare i conti si aggiungono a quelle del passato: il peso delle cedolari già presenti nel nostro ordinamento è rilevante (si veda l’articolo in alto). E la loro conferma ha un costo per il Governo in termini di riduzione del gettito. Lo stesso vale per le ipotesi di nuove cedolari: per esempio quella sugli immobili non abitativi espressamente prevista dalla legge delega o le altre misure di prelievo secco che potrebbero essere introdotte. Come gli sconti contributivi, anche le cedolari sono facili da introdurre ma difficili da superare. Anche quando le opzioni sono guidate dalla prospettiva di introdurre una flat tax per tutti.

La delega prevede, poi, che la revisione dell’Irpef si accompagni alla riduzione delle tax expenditures, che confina con il problema del mantenimento o meno delle cedolari. Un passaggio delicatissimo, se si pensa a tutte le volte in cui questo tema è stato prima prefigurato, poi accostato e, infine, abbandonato. Troppo complesso separare le agevolazioni “utili” dagli sconti “inutili”. Troppo difficile gestire il conflitto con i beneficiari delle agevolazioni e con i gruppi di interesse che sostengono le varie soluzioni. Oggi la determinazione appare più forte che in passato, ma la resistenza non sarà minore che in altre occasioni.

Come uscirne? Il sentiero, si sarebbe detto in passato, è assai stretto. Quel che è certo è che l’Irpef sarà la prova del nove per la determinazione riformatrice del Governo. Anche perché l’obiettivo della flat tax attrae i contribuenti che ritengono di poterne avere vantaggi rilevanti.

La determinazione a raggiungere il risultato non sembra mancare al Governo. Il rischio è quello di impostare un percorso, rendersi conto di non riuscire a sostenerlo e fermarsi a metà. Un esito di questo genere potrebbe riconsegnarci un sistema che, non avendo raggiunto l’obiettivo ultimo che il legislatore si era posto, rischierebbe di accentuare i difetti attuali senza riuscire a superarli.

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