Imposte

Superbonus, frazionati in 10 anni cessioni dei crediti e sconti in fattura

Nella bozza del Dl Aiuti-quater arriva la novità per sbloccare le vendite incagliate da superamento della capienza fiscale di banche e poste. Nuovo calendario per le operazioni perfezionate entro il 10 novembre

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di Marco Mobili e Gianni Trovati

Mentre lo sblocco dei crediti d’imposta generati dal Superbonus continua a dominare il confronto politico, nell’ultima bozza del decreto Aiuti-quater che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare spunta una novità importante: rappresentata dalla possibilità, su richiesta del cessionario, di spalmare il credito da cedere in 10 anni cadenzati da quote annuali di pari importo.

La norma, aggiunta al testo del provvedimento che dovrebbe essere bollinato oggi dalla Ragioneria generale dello Stato in vista della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, serve a rianimare il mercato dei crediti incagliato anche dai problemi di capienza fiscale prodotti dalla moltiplicazione degli sconti nella corsa al Superbonus. Nelle ultime settimane, infatti, molti big del mercato come Poste italiane o la quasi totalità del sistema bancario aveva chiuso le porte ai crediti dopo gli acquisti massivi dei mesi precedenti.

Con le regole attuali, il credito va ceduto integralmente a un acquirente che dunque deve avere la possibilità di scontarlo dalle proprie tasse. La possibilità di spacchettare queste somme ovviamente alleggerisce in modo drastico le rate annuali, che quindi diventano più digeribili dagli istituti di credito. Il calendario allungato su un orizzonte decennale, poi, alleggerisce il carico annuale anche per i conti pubblici, offrendo un terreno decisamente più ampio anche per la gestione dei 38,7 miliardi di bonus aggiuntivi rispetto agli stanziamenti del bilancio dello Stato. La rateizzazione decennale, precisa il testo, sarà applicabile su richiesta del cessionario alle operazioni perfezionate entro il 10 novembre scorso.

La mossa prova dunque a fluidificare il meccanismo dei crediti d’imposta già riconosciuti, ma non risolve l’altro corno del problema, legato all’esigenza di aprire un varco alle cessioni anche dei crediti futuri di un Superbonus che, pure in forma riveduta e corretta, escluderebbe gran parte dei contribuenti senza la possibilità di cedere lo sconto.

Il compito di rimettere mano al tema è affidato al tavolo tecnico di confronto che il governo ha aperto nei giorni scorsi con i costruttori e il sistema bancario. «Bisogna capire se dalle banche arriverà una proposta opportuna», ha spiegato da Bali il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti interpellato sul punto. Ma, ha voluto ribadire il titolare dei conti italiani, «serve un alert sul fatto che la cessione dei crediti non è scontata e, fatto salvo il pregresso, lo Stato non può continuare a garantire il ritmo del credito d’imposta attuale». Perché un conto è la gestione ordinata degli sconti fiscali, altro è l’illusione, rivelatasi rovinosa per i conti pubblici, di creare dal nulla una moneta fiscale.

Su questi presupposti, il governo punta a utilizzare uno strumento diverso per venire incontro ai contribuenti con i redditi medio bassi. Si tratta del fondo, che sarà quantificato solo nella versione finale del provvedimento alla Ragioneria generale dello Stato, chiamato a supportare con un contributo le spese delle persone fisiche titolari dei redditi (a quoziente famigliare) che danno diritto al nuovo Superbonus sugli immobili unifamigliari.

Ma il cantiere infinito dei bonus edilizi ha anche un terzo versante. Se ne occuperà probabilmente la legge di bilancio attesa lunedì in consiglio dei ministri, che dovrebbe ricostruire la strada che conduce all’unificazione dei bonus edilizi. Il viceministro alle Finanze Maurizio Leo, titolare della materia, indica nel 2024 la data di avvio della “percentuale unica” degli sconti oggi frastagliati in diversi gradi di generosità a seconda dell’intervento.

Questo calendario, insieme agli evidenti problemi di gestione del carico sui conti pubblici, potrebbe portare il governo ad anticipare al 2024 l’atterraggio a quota 65% del decalage già scritto per il Superbonus, che con le regole attuali scenderebbe invece quell’anno al 75% per ridursi di altri 10 punti solo nel 2025.

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