Imposte

Crisi d’impresa, tre incentivi alla composizione negoziata

Un pacchetto di misure per rilanciare l’utilizzo dell’istituto

di Giovanni Negri

Una spinta decisa alla composizione negoziata. Con l’auspicio che possa servire a fare se non decollare l’istituto, almeno ad assicurargli un presente meno stentato dell’attuale, tanto più problematico se si tiene conto dell’investimento fatto dal legislatore della crisi d’impresa su uno strumento tuttora ritenuto fondamentale per evitare il proliferare dei default.

Il decreto legge che interviene su varie declinazioni del Pnrr, approvato giovedì sera dal Consiglio dei ministri, infatti, introduce misure assai significative nella disciplina complessiva dell’istituto, peraltro sollecitate più o meno in questi termini da molti operatori.

Con il primo intervento si prevede che nel corso delle trattative avviate con la partecipazione anche di un esperto indipendente sia possibile la presentazione da parte dell’imprenditore di una proposta di accordo transattivo da formalizzare con l’amministrazione finanziaria, piuttosto che con Inps e Inail. La condizione naturalmente, come peraltro già sperimentato negli altri contesti della legislazione della crisi d’impresa dove questa possibilità è già da tempo concreta, è che il trattamento prefigurato da parte del debitore non sia inferiore a quanto i creditori qualificati potrebbero ottenere attraverso la procedura di liquidazione.

Al centro dell’altra misura sono soprattutto i tempi di accesso alla procedura di composizione negoziata, con istanze spesso incagliate per la difficoltà a presentare in tempi ragionevoli la documentazione sull’esposizione nei confronti di fisco e previdenza. Rallentamenti dovuti più ai ritardi delle rispettive macchine amministrative più che alla negligenza dell’imprenditore. Ora il decreto legge apre a un’autodichirazione con la quale il debitore, almeno 10 giorni prima della presentazione dell’istanza di nomina dell’esperto, attesta di avere richiesto le certificazioni necessarie.

Con l’ultima misura, la norma approvata dal Governo prevede che tra le misure premiali, l'Agenzia delle entrate possa concedere un piano di rateazione fino a 120 rate – anziché 72 - in caso di comprovata e grave situazione di difficoltà dell’impresa rappresentata su istanza dell’impresa e sottoscritta dall’esperto.

Convinto il sì dei dottori commercialisti alle misure del Governo, con il presidente della Categoria Elbano de Nuccio che, in una nota diffusa ieri, sottolinea come «abbiamo sempre sostenuto che l’assenza della possibilità di raggiungere accordi transattivi con i creditori pubblici qualificati, al pari degli istituti di regolazione della crisi quali il concordato e l’accordo di ristrutturazione, e lo scarso appeal delle misure protettive rappresentassero ostacoli insormontabili per la diffusione della composizione negoziata e la concreta applicazione da parte delle nostre imprese che hanno la maggior esposizione debitoria proprio nei confronti del fisco».

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