Imposte

Un miliardo di bonus sospetti bloccati dai controlli preventivi

<span class="argomento"/>La Gdf sugli sconti fiscali: sequestri a quota 3,6 miliardi. Sabatini (Abi): lo spalma crediti a dieci anni non può essere risolutivo

di Giuseppe Latour e Giovanni Parente

Blocco preventivo dei crediti in compensazione per oltre un miliardo di euro, il doppio rispetto ai 452 milioni rilevati a giugno. E sequestri lievitati a quota 3,6 miliardi di euro. Si muove sul doppio fronte della prevenzione e della repressione l’attività che la Guardia di Finanza sta portando avanti nel contrasto delle frodi sui bonus edilizi: il tutto unito dalla linea rossa dell’utilizzo sempre più mirato di banche dati e tecnologia. A rendere noto l’aggiornamento è stato il colonnello Marco Thione, capo ufficio tutela entrate presso il Comando generale delle Fiamme gialle, nell’audizione sul decreto Aiuti quater presso la commissione Bilancio del Senato.

Numeri raggiunti grazie alla collaborazione tra Guardia di Finanza e agenzia delle Entrate e che servono a fare il punto dopo quasi un anno di applicazione delle norme contenute nel decreto Antifrodi. Il blocco preventivo ha consentito di fermare l’utilizzo in compensazione di crediti relativi a bonus edilizi che «presentavano abnormi elementi di rischio».

Stando alla ricostruzione fornita dalle Fiamme Gialle, dietro ai bonus edilizi e alle cessioni – su cui il legislatore è dovuto intervenire a stringere progressivamente le maglie – si sono creati casi veri e propri di economia criminale. Le indagini hanno dovuto ricostruire e incrociare movimentazioni illecite e patrimoni disponibili (spesso “nascosti” dietro società di comodo o prestanomi), facendo emergere anche fenomeni di riciclaggio e autoriciclaggio. Il risultato si è tradotto da novembre 2021 ad oggi in sequestri preventivi di crediti inesistenti per un valore di oltre 3,6 miliardi. Tanto per capire cosa significhi, «laddove non fossimo intervenuti tempestivamente e preventivamente – ha spiegato il colonnello Thione – quasi quattro miliardi di crediti fiscali “falsi” avrebbero indebitamente ridotto debiti fiscali “veri”».

La questione dei sequestri è stata evocata anche dall’intervento in audizione del direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini. Per l’associazione, il tema centrale di questa fase, in materia di bonus edilizi, è quello dello smaltimento della massa di crediti incagliati nei cassetti fiscali. Abi da tempo «auspica dei provvedimenti in grado di superare questa impasse che sta affliggendo migliaia di imprese».

Per risolvere il problema, è decisivo incrementare la capienza fiscale dei soggetti attivi sul mercato di questi crediti. In questo senso, «la soluzione prospettata» dal decreto Aiuti quater (che crea un’opzione per portare da quattro a dieci anni il tempo di recupero dei crediti), «sebbene costituisca una ulteriore opzione, non riesce ad essere risolutiva».

Una strada è quella della quarta cessione dalle banche a propri correntisti titolari di partita Iva. Su questi trasferimenti, però, pesa il rischio dei sequestri. La Cassazione, in diverse sentenze, ha spiegato di recente come i crediti di imposta siano sequestrabili anche presso il cessionario che li ha acquistati in buona fede. «Ne deriva - spiega l’Abi - che il cessionario non potrà utilizzare i crediti acquistati in buona fede, fino all’eventuale revoca del provvedimento di sequestro degli stessi o, in caso contrario, fino alla conclusione di tutti i gradi del giudizio di merito». Quindi, «i cessionari che volessero tentare di cedere i crediti acquisiti, per liberare parte della loro capacità fiscale, devono superare le grandi resistenze di chi è preoccupato di vedersi poi bloccati i crediti».

In attesa di una soluzione, per Sabatini una proposta immediatamente applicabile è quella elaborata dall’Abi insieme all’Ance: «La possibilità per le banche e Poste di compensare i predetti crediti d’imposta, entro ben definiti limiti quantitativi, con parte dei riversamenti all’Erario relativi alle somme raccolte con le deleghe F24 della propria clientela».

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