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Aggio della riscossione, dalla Consulta un richiamo forte a superare un sistema inefficiente

di Enrico De Mita

Il legislatore è tenuto a valutare se l’istituto dell’aggio mantenga ancora una sua ragione d’essere, posto che rischia di far ricadere su alcuni contribuenti in modo non proporzionato i costi complessivi di un’attività
svolta quasi interamente dalla stessa amministrazione finanziaria e non sia piuttosto divenuto anacronistico e costituisca una delle cause di inefficienza del sistema. Questa l’indicazione arrivata ieri dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 120.

Tuttavia, la Corte se ha dichiarato inammissibile la questione, ha ritenuto opportuno rivolgere un forte monito al legislatore perché la grave situazione di inefficienza della riscossione incide negativamente su una fase essenziale della dinamica delle pubbliche entrate determinando una grave compromissione del dovere tributario che è preordinato al finanziamento dei diritti costituzionali.

La questione della riscossione coattiva è rimessa in prima battuta alla discrezionalità del legislatore. Secondo uno spettro di possibilità diverse dalla fiscalizzazione degli oneri della riscossione, come è avvenuto nei principali paesi europei. Da qui il monito del giudice di costituzionalità rivolto al legislatore a sbloccare una situazione non più accettabile.