Adempimenti

Una «Var» fiscale per garantire più uniformità

immagine non disponibile

di Antonio Zappi

Ogni risposta a un interpello fa storia a sé ed interessa esclusivamente il caso specifico secondo l’ ordinanza 9719/2018 della Suprema corte . A nulla, quindi, può valere la lamentela di chi pretendesse di essere trattato come un altro contribuente, solo per essersi uniformato ad un parere espresso dall’agenzia delle Entrate in un caso del tutto analogo al suo, ma non rivolto a lui. Ed altrettanto varrebbe per chi pretendesse che un pronunciamento giurisprudenziale a lui estraneo possa vincolare un medesimo trattamento nei suoi confronti.

Sia nell’ordinamento tributario, che in quello sportivo, non esiste un principio di affidamento o una necessità neanche amministrativa dello stare decisis e, quindi, un orientamento precedente delle Entrate, come quello di un arbitro in altre partite, non potrà mai costituire un limite invalicabile per difformi interpretazioni successive, ma l’uniformità decisionale, quale espressione del principio di uguaglianza e certezza del diritto, rimane un valore assoluto a cui tendere.

Per bilanciare, allora, il pluralismo interpretativo degli arbitri con l’oggettività decisionale, il calcio ha aperto alla tecnologia. Il Fisco, invece, non ritiene ancora di pubblicare tutte le risposte agli interpelli fornite ai contribuenti dai suoi uffici, spesso sconosciute agli stessi funzionari delle Entrate. Risulterebbe, quindi, alquanto utile istituire una sorta di Var (come quella applicata nei campi di calcio della serie A) fiscale che consentisse di poter visionare quanto dalla prassi già espresso per altri contribuenti in casi analoghi o, addirittura, identici: perché autorevolezza e credibilità passano sempre per coerenza ed uniformità.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©